L'Editoriale

ChatGPT e del perché non dovremmo lamentarci dell’Intelligenza Artificiale

Clint Eastwood direbbe che esistono due categorie di persone, ma in questo caso non fanno riferimento al vecchio west e alla ricerca di un tesoro sepolto chissà dove. Da quando ChatGPT è diventata argomento di dominio pubblico, gli utenti sembrano essere divisi tra chi ne esalta con entusiasmo le potenzialità e chi invece ne vede una minaccia a sé, e in modo più specifico al proprio lavoro. Ma davvero l’Intelligenza Artificiale dovrebbe essere temuta?

Un po’ di saggezza fantascientifica

La fantascienza ci mostra scenari talvolta distopici dove entità di questo genere prendono il sopravvento, riducendo gli umani alla schiavitù o nei casi peggiori, decimandoli a fronte di un “bene superiore”. Insomma, la storia dell’umanità che si ripete ma contro l’umanità stessa. Al cinema abbiamo assistito a storie come Matrix, dove le “macchine” intrappolano gli uomini all’interno di una realtà fittizia, rendendo loro delle semplici pile da sfruttare per le proprie risorse energetiche. Un qualcosa di molto umano se ci si riflette. Eppure, non sono opere come queste ad alimentare il dibattito.

matrix

La fantascienza è stata ampiamente utilizzata per mostrare scenari assolutamente parodistici e allegorici. L’intelligenza artificiale cattiva, infatti, è il frutto di un esperimento narrativo in cui gli uomini sono finalmente (o sfortunatamente) vittime del male che hanno seminato, una metafora che spesso è stata utilizzata in altre forme. Si veda per esempio la minaccia aliena, un classico della narrativa catastrofica e non a caso, anch’essa oggetto di spunto cinematografico.

Dagli extraterrestri alle calamità naturali, l’intelligenza artificiale sembra esattamente collocarsi tra questi nemici. L’unica differenza è che questo avversario, al contrario di attacchi da altri mondi e terremoti disastrosi, l’abbiamo creato (e voluto) noi. E così sembra stia configurandosi anche nella realtà di tutti i giorni; ma il germe del sospetto nei confronti di questa tecnologia, non proviene tanto da una paura instaurata nel collettivo immaginario, quanto più dall’atteggiamento di indisposizione nei confronti del nuovo.

L’approccio a ChatGPT e agli strumenti di IA

In questo caso abbiamo le campagne di coloro che demonizzano strumenti come ChatGPT a fronte del timore che la piattaforma possa sostituirsi ad operatori umani, rubandogli il lavoro. E’ vero, potrebbe causare qualche grattacapo e sicuramente scatenerà più di un dibattito in ambito artistico. Tuttavia, come l’avvento di altre tecnologie, prima o poi l’AI si affermerà a prescindere se è ciò che desideriamo o meno.

Stiamo parlando di un treno ad alta velocità che si muove in un unica direzione: si evolve sempre di più, ottimizzando le sue funzioni e ampliando le capacità in modo esponenziale. La domanda da porre, dunque, non è tanto capire se questo treno possa travolgerci, quanto più se stiamo facendo qualcosa per cercare di salirvi senza conseguenze. Educarsi nell’ambito in modo da comprendere meglio questi strumenti è senza dubbio un modo migliore che lamentarsene rimanendo inermi davanti alla sua avanzata.

Stiamo facendo il possibile per migliorarci nell’uso dell’Intelligenza Artificiale? Stiamo studiando come può essere applicata per perfezionare e rendere più efficiente il nostro lavoro? Arrivati a questo punto, la risposta al drammaturgico quesito, se l’Intelligenza Artificiale dovrebbe essere temuta o meno, non può altro che dipendere da noi stessi e dall’atteggiamento che decideremo di adottare nell’approcciarci a questi nuovi strumenti. Ci stiamo aggiornando? Allora la risposta potrebbe essere “no, non dobbiamo averne paura”. Stiamo rifiutando (o meglio negando) la sua venuta? Allora, forse, si. In entrambi i casi, questo sarà probabilmente un passaggio necessario per realizzare, ancora una volta, che il vero talento non può avere rimpiazzi.

Del resto, era il 1987 quando in Star Trek: The Next Generation comparivano dei dispositivi del tutto simili agli attuali tablet e smartphone. E se oggi li usiamo per ballare su TikTok, non è certo colpa loro.

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Dave

Atipico consumatore di cinema commerciale, adora tutto quello che odora di pop-corn appena saltati e provoca ardore emotivo. Ha pianto durante il finale di Endgame e riso per quello di Titanic. Sostiene di non aver bisogno di uno psichiatra, sua madre lo ha fatto controllare.
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