Non è una novità che le IA oggigiorno si stiano destreggiando nel mondo dell’arte, già da qualche tempo programmi come DALL-E e Midjourney creano quotidianamente migliaia di opere che girano online.
Alla vostra attenzione non voglio portare un programma, ma un IA fisica, parliamo di Ai-Da, nome che onora Ada Lovelace, matematica del diciannovesimo secolo, ricordata come prima programmatrice della storia.
Ai-Da è un IA fisica, un busto, una testa e due braccia meccaniche compongono la sua esistenza il tutto condito con un algoritmo che studia varie tecniche artistiche e le impedisce di riprodurre due volte lo stesso ritratto, rendendo di fatto unica ogni sua opera.
Cos’è la creatività? Ai-da potrebbe aiutarci a comprenderlo meglio
L’arte, nel senso più ampio possibile del termine, da tempo immemore accompagna l’essere umano; è stata e tuttora è una delle forme di espressività più utilizzate di sempre, un quadro, un’opera letteraria, una scultura e così via, sono delle forme espressive che racchiudono in sé esperienze di vita ed emozioni che fino a prova contraria sono ad esclusiva degli esseri umani.
La creatività è immaginazione, idee e sentimenti, un mix di cose che l’umano traspone fin da bambino tramite matite e fogli, può dunque un IA vivere tutto questo?
La stessa Ai-Da, dotata anche di un algoritmo che le permette di parlare, dichiara come le sue opere contemporanee siano l’immagine dei problemi che affliggono la società di oggi, parole sue o del suo creatore? Domanda chiaramente retorica, le sue risposte vengono da vari algoritmi che rispondono a fattori esterni, banalmente le domande poste dall’intervistatore.
Sono senza dubbio stupefacenti i risultati che l’intelligenza artificiale sta raggiungendo, ma allo stesso tempo mi chiedo se mai un’IA che non smette mai d’imparare potrà sostituire la mano dell’uomo all’interno di un mondo così ampio che è quello dell’arte.
Più che considerare opere d’arte i suoi auto-ritratti, forse è il caso di pensare ad Ai-Da stessa come il frutto dell’ispirazione creativa da parte di chi le ha dato luce, confermando di fatto la natura stessa dell’atto creativo in sé. Se da un lato dunque non abbiamo una risposta diretta alla drammaturgica domanda, forse l’Intelligenza artificiale potrebbe contribuire al concetto d’arte come medesima conseguenza di un atto creativo. Voi cosa ne pensate?
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