Cultura e Società

Serie Chernobyl: il “turismo nero” invade la centrale abbandonata

Tutto, ogni cosa, anche quella che potrebbe sembrare la più insignificante, lascia un’eredità dietro di sé. Si ha la percezione di quanto essa sia inestimabile perché funge da monito o da insegnamento. In qualsiasi caso, viene da chiedersi: siamo pronti per accoglierla? Ne siamo, forse, degni? Purtroppo, a volte, la risposta può essere più desolante di quanto si pensi.
Abbiamo la serie Chernobyl, premiata (tra le altre cose) agli Emmy Awards 2019 nella categoria “miglior mini serie drammatica” che, col suo modo discreto di raccontare la verità, ha lasciato qualcosa nelle menti di tutti noi, impossibile da dimenticare. È l’eredità di Chernobyl, quel senso di disagio che attanaglia lo stomaco e ci rammenta che, ogni cosa attorno a noi, è soggetta a distruzione e, affinché ciò accada, basta anche un mero errore umano.

La Serie di Chernobyl tra la sconsideratezza dei media e i nuovi pericoli

Da allora, da quando la serie tv è entrata nella storia per i suoi innumerevoli pregi, il tema del “nucleare” è stato più volte ripreso dai social media, rivendicato da professori e scienziati, e abusato da chi, purtroppo, ha trasformato quell’eredità in una squallida occasione di lucro.

Il “turismo nero”, si sa, è sempre esistito ma, quando lo si associa alla serie di Chernobyl, il tutto, oltre alle sue sfumature nere, ne assume anche delle altre, più tristi e scoraggianti. Il fatto che questo sia aumentato a dismisura solo dopo il successo dello spettacolo televisivo, porta automaticamente a pensare che alcuni non conoscessero affatto ciò che è accaduto a Pripyat o che, peggio, non gli attribuissero molta importanza.

Che sia vero o no, sta di fatto che influencer e modelle della rete non hanno esitato a mettersi in mostra, mettendo a repentaglio la propria vita, pur di aver un qualche riconoscimento digitale, non sapendo, forse, che stavano posando su un cimitero.

Pripyat

Perché è questo ciò che è emerso dalle ultime foto e riprese fatte sul luogo del disastro avvenuto nel 1986. Usando dei droni specializzati, l’Università di Bristol ha ottenuto il permesso di sorvolare la zona limitrofa al reattore nucleare esploso e, le immagini, hanno rievocato nel cuore di tutti la tragedia di qualcosa che è stato danneggiato per sempre.

Ogni speranza di insediamento è stata eliminata dopo le nuove indagini che hanno descritto visivamente la pericolosa situazione ambientale. La foresta attorno all’area di contatto ha assunto sembianze sinistre, tanto da essere ribattezzata Foresta Rossa.

L’impatto del gas tossico ha mutato l’ambiente trasformandolo in uno scenario di morte e distruzione per centinaia di chilometri quadrati. A poco sono serviti gli interventi di manutenzione e contenimento attorno alla zona di contatto.

La contaminazione prosegue senza possibilità di recupero. Si tratta di un addio alla vita per un ecosistema irrecuperabile. Un solo errore umano ed un’intera civiltà è stata spazzata via in meno di un secondo.

Gli interventi di contenimento per tonnellate su tonnellate di cemento hanno reso l’area relativamente sicura ma, ad ogni modo, la zona è ancora fuori dalla portata dell’uomo, che può valutare gli effetti odierni soltanto con l’analisi aerea per immagini.

nucleare

Sono passati 33 anni da allora, ma l’uomo ha continuato ad uccidere per tutto questo tempo e lo farà ancora per decine, se non centinaia di anni. Che sia questa o meno un’eredità, sta a noi estrapolarne il significato sottinteso, non potendo far altro che apprendere, farne tesoro e cercare di essere migliori.

Il “turismo”, se fatto con criterio, potrebbe anche aiutare chi, da quei luoghi, non se n’è mai andato, sostenendo anche le autorità locali a mantenere la zona quanto più sicura possibile. Tuttavia non ci si dovrebbe mai dimenticare di star camminando, di star facendo fotografie, a quello che è, a tutti gli effetti, un luogo di morte.

Concludendo, allego il link del video realizzato dai ricercatori dell’Università di Bristol, con le ultime, inquietanti immagini di un villaggio abbandonato.

Paola.

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