Scoperta la Città dei Giganti negli Abissi delle Svalbard

Un mondo nascosto a 3000 metri di profondità

Siamo di fronte ad un mondo di oscurità perpetua, schiacciato da una pressione inimmaginabile e immerso in un freddo glaciale. Sembra un pianeta lontano, inospitale. Eppure, proprio in un ambiente del genere, a più di tremila metri sotto le onde artiche al largo delle isole Svalbard, è stata scoperta una meraviglia che sfida l’immaginazione: una vera e propria metropoli naturale, una “città fantastica” che pullula di vita. Non è la trama di un film di fantascienza, ma l’incredibile realtà emersa da una recente spedizione scientifica. 

Un Gigante si risveglia negli abissi artici

Gli scienziati hanno battezzato questo luogo Jøtul, un nome potente che affonda le sue radici nella mitologia norrena, dove gli Jøtnar erano i giganti che abitavano le montagne. La scelta non potrebbe essere più azzeccata. Qui, il gigante mitologico è rappresentato dalle colossali forze interne del nostro pianeta. La “città” si estende per un’area vasta, almeno un chilometro di lunghezza per duecento metri di larghezza, lungo la Dorsale di Knipovich, un’imponente catena montuosa sottomarina che si snoda tra la Groenlandia e le Svalbard. Per anni, questa cicatrice della Terra lunga 500 chilometri è stata un’anomalia, un tratto di fondale dove gli scienziati si aspettavano di trovare attività idrotermale, senza però mai riuscirci. Fino ad ora. Jøtul è il gigante che si è finalmente mostrato, colmando una lacuna fondamentale nella nostra mappa geologica degli oceani.

Come nasce una città fantastica sul fondale marino?

Il processo di formazione di queste incredibili strutture è tanto violento quanto affascinante. Tutto ha inizio nelle profondità della crosta terrestre. Come spiega Gerhard Bohrmann, geologo marino dell’Università di Brema, l’acqua gelida dell’oceano si infiltra attraverso crepe e fessure nel fondale marino. Laggiù, viene riscaldata dal magma incandescente che preme dal mantello terrestre, raggiungendo temperature estreme. Questo fluido super-riscaldato, ormai arricchito di minerali e composti chimici strappati alle rocce, diventa più leggero e risale con forza verso il fondale. Quando finalmente erutta nell’oceano attraverso camini tubolari, avviene la magia. L’incontro tra il fluido rovente e l’acqua quasi congelata provoca uno shock termico che fa precipitare istantaneamente i minerali disciolti. Questi si depositano strato dopo strato, creando ciminiere alte diversi metri, conosciute come “fumatori neri” per via del denso pennacchio scuro che emettono. È così che, nel corso di secoli, la natura costruisce la sua città sottomarina delle Svalbard.

Oasi di vita nel buio più profondo

L’aspetto più straordinario di Jøtul non è solo la sua architettura geologica, ma la vita che ospita. A queste profondità, la luce del sole è un ricordo lontano. La fotosintesi, il motore della vita in superficie, qui è impossibile. Eppure, l’ambiente è tutt’altro che sterile. Le sorgenti idrotermali si comportano come vere e proprie oasi nel deserto abissale. I composti chimici, come l’idrogeno solforato, che fuoriescono dai camini sono un banchetto per legioni di batteri specializzati. Questi microrganismi sono i veri pionieri: invece di usare la luce, sfruttano l’energia delle reazioni chimiche per produrre materia organica. Questo processo, chiamato chemiosintesi, è la base di un’intera catena alimentare. Le immagini catturate mostrano camini letteralmente ricoperti di anfipodi, piccoli crostacei che si godono il tepore delle acque termali. Jøtul ci dimostra che la vita può prosperare nelle condizioni più estreme, fornendoci indizi preziosi su come potrebbe emergere in mondi molto diversi dal nostro, forse sulle lune ghiacciate del sistema solare.

Bohrmann, G., Streuff, K., Römer, M. 
et al. Scoperta del primo campo idrotermale lungo la dorsale Knipovich, lunga 500 km, al largo delle Svalbard (il campo di Jøtul). 
Sci Rep 14 , 10168 (2024). https://doi.org/10.1038/s41598-024-60802-3,….

L’Occhio robotico negli abissi

La scoperta di Jøtul è una vera e propria avventura investigativa moderna. Tutto è iniziato nel 2022, quando un gruppo di scienziati ha notato delle anomalie, delle tracce chimiche nell’acqua della regione che suggerivano la presenza di attività idrotermale. Era l’indizio che stavano aspettando. A quel punto è scattata la missione sul campo. L’eroe di questa ricerca è stato un veicolo sottomarino comandato a distanza, il MARUM-QUEST. Questo robot esploratore si è immerso fino a tre chilometri di profondità, raggiungendo la cresta della dorsale Knipovich. Percorrendola metro dopo metro, con le sue telecamere e i suoi sensori, ha cercato la fonte di quei segnali. Gli strumenti hanno individuato il caratteristico luccichio dell’acqua calda che si mescola con quella fredda, e le telecamere hanno rivelato un paesaggio mozzafiato: un vasto campo di sorgenti, alcune attive e fumanti, altre ormai estinte, testimoni silenziose di un’attività passata.

Perché Jøtul è così importante per il nostro pianeta

Questa magnifica scoperta, come l’ha definita Bohrmann, non è solo emozionante, ma è cruciale per la scienza. Rappresenta un nuovo, fondamentale collegamento tra i sistemi idrotermali già noti più a sud, aiutando gli scienziati a capire come queste “oasi” siano distribuite lungo le dorsali oceaniche del pianeta. Studiare la chimica dei fluidi che fuoriescono da Jøtul, ricchi anche di metano, può fornire informazioni preziose sulla chimica generale degli oceani. Ci aiuta a comprendere come i materiali essenziali per la vita, come il carbonio, circolino e vengano distribuiti dalle profondità abissali fino alla superficie, influenzando l’intero ecosistema globale. La città sottomarina delle Svalbard non è solo una meraviglia da ammirare, ma un laboratorio naturale che aiuterà a svelare i segreti più profondi del nostro mondo e il delicato equilibrio che governa la vita sulla Terra.

Fonte: https://www.focus.it/ambiente/natura/scoperta-al-largo-delle-isole-svalbard-una-citta-fantastica-sottomarina

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