Natura e Ambiente

Fare l’orto in città è davvero quello che ci serve? O e tutta un’illusione di sostenibilità?

Vivo in periferia e ho la fortuna di avere molto verde intorno a me, tra campi coltivati e serre. Lavoro però in centro e vedo quotidianamente palazzi alti e tanto cemento. Mi sono dunque chiesto: gli orti in città che vanno tanto di moda sono utili? E se sì, utili per quale scopo? Allora ho cercato notizie online e mi sono imbattuto in un’indagine pubblicata su Nature Cities che tratta proprio di questo argomento.

Credi che il tuo orticello in città sia eco-friendly? Ripensaci!

Il fascino di coltivare il proprio cibo in città ha convinto sempre più persone a dedicarsi all’agricoltura urbana. La ricerca guidata da Jason Hawes e Benjamin Goldstein ha esaminato 73 orti in cinque diverse nazioni: Stati Uniti, Germania, Francia, Polonia e Regno Unito, mettendo in evidenza delle conclusioni preoccupanti.

Dopo accurati studi, i ricercatori hanno scoperto che le emissioni di carbonio degli orti urbani sono considerevolmente più alte rispetto a quelle generate dall’agricoltura convenzionale. Precisamente, ogni porzione di cibo coltivato negli orti urbani produce 0,42 kg di CO2, a fronte di soli 0,07 kg generati da una porzione equivalente nell’agricoltura tradizionale. Ciò significa che l’agricoltura urbana emette sei volte più gas serra per ogni porzione di cibo prodotta.

Il fattore principale di tale disparità risiede nei materiali usati per costruire le strutture necessarie agli orti urbani, come vasi e recinzioni, e nella loro vita utile limitata. Queste infrastrutture, spesso realizzate con risorse non sostenibili, hanno un impatto significativo dato che l’investimento iniziale in termini di carbonio viene raramente ammortizzato a causa della breve durata d’uso di questi spazi.

uomo che coltiva un orto in città e annaffia le piante con annaffiatoio

Nonostante gli orti urbani offrano vantaggi quali la riduzione del trasporto alimentare e l’incremento della biodiversità locale, lo studio evidenzia la necessità di riconsiderare il loro vero impatto ambientale. Ad esempio, in situazioni come la coltivazione di pomodori in serre urbane, il bilancio delle emissioni può variare, suggerendo che alcuni tipi di colture possano essere più sostenibili di altri. Ad esempio la coltivazione sostenibile della cannabis (per quanto non edibile) va verso una realtà più green.

L’analisi complessiva solleva quindi una questione critica: è realmente sostenibile coltivare il proprio cibo in un ambiente urbano? Se gli orti urbani dovessero diventare una pratica diffusa, sarà fondamentale adottare nuove tecniche e materiali più ecologici per garantire che il verde in città non sia solo un’illusione di sostenibilità.

Confrontando queste scoperte con la crescente popolarità degli spazi verdi urbani, diventa chiaro che la nostra aspirazione a un ambiente più verde deve essere bilanciata con metodologie di coltivazione che non aggravino ulteriormente il cambiamento climatico. Può sicuramente aiutare utilizzare degli imballaggi sostenibili, ma rimane il problema della produzione

Gianluca Cobucci

"Se c’è in giro una cosa più importante del mio IO, dimmelo che le sparo subito"
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