Scienza

Hai mai chiuso gli occhi e visto il Nulla? C’è un colore per quello!

Il colore simile al grigio che vediamo quando chiudiamo gli occhi ha un nome? Una domanda “mind-blowing”. Ma soprattutto: usiamo davvero la vista se le palpebre sono chiuse? Troppe domande. Iniziamo con rispondere alla prima. Ha un nome, nasce in Germania e gli corrisponde anche un esadecimale. Ecco tutto quello che c’è da sapere su Eigengrau.

Come si chiama il colore che vediamo quando chiudiamo gli occhi? Eigengrau

La lingua tedesca, con la sua capacità di coniare termini che catturano essenze complesse in una singola parola, ci ha regalato concetti come zeitgeist (cioè “spirito del tempo”). In questa tradizione, il termine Eigengrau descrive quella sfumatura intrinseca che appare quando chiudiamo gli occhi, un grigio denso che corrisponde all’esadecimale #16161d e che sfida la completa oscurità per la sua stessa natura intangibile.

La parola, tradotta letteralmente, significa “grigio proprio” o “grigio intrinseco”, suggerendo un’oscurità che è tutt’altro che vuota. Gustav Theodor Fechner, pioniere della psicologia sperimentale, coniò questo termine per descrivere il non-colore che percepiamo in assenza di luce.

Mentre “eigen” indica qualcosa di intrinseco, il termine ha radici più profonde nella cultura tedesca, suggerendo una sorta di autenticità. Eigengrau, quindi, diventa un colore filosofico, una presenza costante che ci accompagna nella ricerca di un momento di pace dal mondo esterno.

Oltre ad Eigengrau, ci imbattiamo anche nei fosfeni, quelle scintille di luce che sperimentiamo in assenza di stimoli visivi esterni. Questi pattern luminescenti sono il risultato dell’incessante attività della nostra corteccia visiva, che continua a elaborare segnali anche quando gli occhi sono chiusi. Premendo leggermente sugli occhi chiusi, possiamo intensificare questa esperienza, allontanandoci ancor di più dal nero puro che si presume dovremmo vedere.

Questa incessante attività cerebrale sfida l’idea stessa di oscurità totale, introducendoci a un mondo di percezioni visive che esistono solo nella nostra esperienza interiore. E mentre alcuni artisti e scienziati hanno esplorato le profondità dell’oscurità creando neri quasi completi, Eigengrau rimane un fenomeno più naturale, intriso di imperfezioni e pattern erratici.

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Gianluca Cobucci

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