L'Editoriale

Eddie Munson ti scrivo: ci insegni a essere dei nerd migliori?

Avrete sicuramente notato quel fenomeno che si è riversato sui social quando Netflix pubblicava la parte finale della sua ultima stagione di Stranger Things.
E’ qui che abbiamo assistito al proliferare di messaggi e dediche a Eddie Munson. Se avete visto la serie, sapete già di chi parlo e quale sia stato il suo ruolo nella storia. Se non l’avete ancora vista, colpa vostra!

Alcuni dei post che ho avuto modo di leggere, sono stati utilizzati per affermare una sorta di auto-identificazione con il personaggio. Fin qui tutto ok perché è lecito, in questo ambito, aver subito etichette o aver fatto esperienze di emarginazione, esattamente come succede a Eddie e agli altri dell’Hellfire Club.

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Eddie Munson “mastera” una sessione di D&D

Emarginazione, però, è una parolina interessante. Infatti, Eddie ha la sua buona fetta di amici, nonché un gruppo di D&D di cui è il leader. Gode del rispetto e dell’amicizia di un nutrito seguito di individui con cui condivide quelle che ritiene le sue attività di vita sociale più opportune. Emarginato si, ma dallo spirito forte e che lotta liberamente per le sue passioni, facendosi beffa della massa. E questo potrebbe essere qualcosa di abbastanza comune con lo spettatore medio.

Eddie Munson è un po’ in ognuno di noi

Tuttavia, il sentimento che emerge dai commenti letti sul web è quasi di rimpianto, come se ci si dispiacesse di non essere stati abbastanza apprezzati per ciò che si amava fare. Come se le lunghi notti passate a giocare di ruolo con i propri fedelissimi non fossero state ripagate, pretendendo forse di essere riconosciuti come pionieri della cultura nerd o meglio, vittime di una società che non ci valorizzava abbastanza. Si percepisce una certa distanza tra il nerd che siamo oggi e quello che eravamo, non è così?

Ma l’identificarci con Eddie ci porta per forza di cose ad ammettere una fatidica differenza con tali recriminazioni: il personaggio di Joseph Quinn non è affatto una vittima! Semmai, il suo sacrificio è un atto di puro altruismo, qualcosa che fa pur di salvare i suoi amici e lasciare che siano loro a beneficiare di tutto ciò che di bello hanno costruito insieme. Non sono state di certo le etichette o il sottofondo giudicante di Hawkins a causare la sua prematura dipartita, così come non hanno mai rappresentato un ostacolo alle sue “abitudini nerd”.

Forse è proprio qui che nasce il collegamento più verosimile. Come Munson, siamo stati noi a scegliere i nostri interessi e a decidere di perseguirli nonostante tutto, nonostante tutti. I luoghi di ritrovo materializzavano le polis ideali dove non dovevamo sentirci più quelli “particolari” solo perché la Serie A o il gossip non rappresentavano una priorità di cui discutere. Essere scherniti per ciò che eravamo ci consentiva l’opportunità di trovare e riconoscere i nostri simili, diventando talvolta artefici di queste realtà sedute su nuvolette vaganti di cultura. Era un bel momento per crescere come community.

Abbiamo costruito direttamente o indirettamente il fenomeno di massa attuale, dove manifestazioni ludiche e del fumetto spuntano come funghi in tutto il paese. Eppure, lo spirito di Eddie sembra più un ricordo da pubblicare su Facebook che qualcosa di tangibile e concreto. Dov’è finita la condivisione? Dov’è finito l’entusiasmo per le nuove uscite? La propensione all’inclusività che contraddistingueva gli appassionati all’inizio di tutto questo?

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Momento epico nel Sottosopra

Sembra che l’egoismo sia passato in sordina, dove gruppi di nerd non se la mandano a dire su quanto gli adattamenti siano poco fedeli agli originali. Per non parlare delle entità che decidono di farsi guerra tra loro, pur di accaparrarsi microscopiche fette di visibilità. Individui che si ghostano per opinioni un po’ diverse o che praticano gatekeeping perché preoccupati del successo altrui. Insomma, siamo ormai più simili a un liceo americano degli anni 90, con i giocatori di football da un lato e il club letterario dall’altro che cercano di mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda.

La cultura nerd, come le altre, non si può possedere

Se come me avete un’età uguale o superiore ai 30 anni, anche voi potreste aver percepito nell’aria questo cambiamento, questa generale propensione a voler rendere le proprie passioni elitarie ed esclusive di pochi eletti. Stiamo perdendo lo spirito che ha contraddistinto questa entusiasmante crescita, diventando emarginati che emarginano, giudicanti di differenze insignificanti.

Tuttavia, se abbiamo notato una certa somiglianza con Eddie Munson, vuol dire che eravamo partiti con il piede giusto. Proprio questa speranza mi conduce alla conclusione che forse c’è ancora possibilità, che i nerd tornino a combattere più per le passioni che amano e meno per se stessi. Che ci siano più moltiplicazioni e meno divisioni, più coraggio e meno gelosia.

Non penso che gli autori di Stranger Things abbiano voluto raccontarci la storia di Eddie per vederci scannare l’un l’altro, piuttosto per farci capire che anche dopo 40 anni, il modo migliore per avanzare di livello e sconfiggere Vecna, è ancora combattere in party.

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Dave

Atipico consumatore di cinema commerciale, adora tutto quello che odora di pop-corn appena saltati e provoca ardore emotivo. Ha pianto durante il finale di Endgame e riso per quello di Titanic. Sostiene di non aver bisogno di uno psichiatra, sua madre lo ha fatto controllare.
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