E tu cosa fai per la Giornata Mondiale dei Diritti Umani?

Oggi è la Giornata Mondiale dei Diritti Umani: immagino che lo sapevate già perché ce lo ricorda Google, Facebook e un hashtag su Twitter. “Tutto molto interessante“, direbbe un Rovazzi, ma che cosa significa una giornata così? Come nasce? Perché si celebra? E soprattutto, noi che dobbiamo fare in merito?

Come nasce la Giornata Mondiale dei Diritti Umani

La Giornata Mondiale dei Diritti Umani si celebra il 10 dicembre, in una data scelta non certo a caso: era infatti il 10 dicembre del 1948 quando venne approvata dal Consiglio delle Nazioni Unite la Dichiarazione Universale dei diritti umani, il cui testo potete leggere qui. Perché è importante tale dichiarazione? Perché attesta in maniera universale (quindi per tutte le persone sulla Terra) i diritti fondamentali e inalienabili di qualunque essere umano, indipendentemente dalla sua nazionalità, dalle sue credenze, da qualunque suo orientamento: sei un membro della razza umana? Bene, hai dei diritti che sono e saranno validi sempre e in ogni parte della Terra.

Due anni dopo l’ONU indicherà il 10 dicembre proprio come Giornata Mondiale dei Diritti Umani; e diventerà poco dopo anche la data in cui viene assegnato il premio Nobel per la Pace.

Giornata Mondiale dei diritti umaniLa Giornata Mondiale dei Diritti umani: e noi?

Ora voi vi starete chiedendo: come ci tocca personalmente una cosa del genere? Non esiste forse uno Stato che ha il preciso dovere di farsi carico della realizzazione di quei principi? Certo, ma quello che noi chiamiamo Stato è solo un apparato immateriale che serve a rappresentare qualcun altro: a rappresentare noi, tutti noi. Ecco perché ogni questione inerente i diritti umani ci tocca comunque da vicino.

Ricordiamo tutti i grandi movimenti, le masse oceaniche e le manifestazioni gigantesche, Martin Luther King sulle scalinate di Washington e immagini potenti simili. Ma i Diritti umani non si conquistano solo così. Leggiamo il primo articolo della Dichiarazione:

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

L’appello, lo leggete bene, non è rivolto agli Stati; non sono le associazioni o le comunità che “devono”. Il soggetto della frase è “Tutti gli esseri umani”. Noi. Tutti noi.

Si parla di “dignità e diritti”, e di “spirito di fratellanza”. Non è solo il riconoscimento di possibilità, che certamente è alla base dell’essere eguali, ma è anche il non intaccare quelle possibilità e quella dignità. Chi è “nerd” da abbastanza tempo per essere stato preso di mira o bullizzato per il semplice fatto di avere interessi diversi sa, nel suo piccolo, cosa significa. Certo, essere preso di mira dal bullo della scuola forse non ti toglia il diritto che avrai, un giorno di sposarti o di trovarti un lavoro, o di votare, ecc. Ma intacca la tua dignità. Toglie un pezzetto della stima che hai di te stesso. Sei hai passato tutta la tua vita a sentirti dire che sei “sfigato” perché invece di uscire la sera ti chiudevi a leggere o a giocare a D&D con i tuoi amici in uno scantinato, sai di cosa stiamo parlando. Non fai niente di male, eppure vieni maltrattato, offeso, deriso, infangato, colpevolizzato. Ed è umiliante.

Per questo, ogni giorno, ciascuno di noi può fare la sua piccola ma fondamentale parte: sembra una cosa stupida, ma il trattenersi dal fare qualcosa di stupido è già qualcosa. Evitare le discriminazioni, i commenti e le battutine sferzanti e gratuitamente offensive è già un grande risultato. Quindi sì, è vero: le grandi battaglie richiedono le grandi masse, i grandi appelli, i grandi movimenti popolari. Ma per mantenere quei diritti, per continuare ad assicurare a tutti la propria dignità, a volte basta davvero poco. Qualcosa di piccolo, ma di enorme per il singolo individuo.

Mario Iaquinta

Nato da sua madre “dritto pe’ dritto” circa un quarto di secolo fa, passa i suoi anni a maledire il comunissimo nome che ha ricevuto in dote. Tuttavia, ringrazia il cielo di non avere Rossi come cognome, altrimenti la sua firma apparirebbe in ogni pubblicità dell’8×1000. Dopo questa epifania impara a leggere e scrivere e con queste attività riempie i suoi giorni, legge cose serie ma scrive fesserie: le sue storie e i suoi articoli sono la migliore dimostrazione di ciò. In tutto questo trova anche il tempo di parlare al microfono di una web-radio per potersi spacciare per persona intelligente senza però far vedere la sua faccia. Il soprannome “Gomez” è il regalo di un amico, nomignolo nato il giorno in cui decise di farsi crescere dei ridicoli baffetti. Ridicoli, certo, ma anche tremendamente sexy, if you know what I mean…
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