ZEPETO è stata per giorni la prima app in evidenza sugli store digitali, dunque una delle più scaricate. Come mai? Per provare a scoprirlo ho deciso di scaricarla e testare sulla mia povera pelle una delle app più indecenti che abbia avuto la sfortuna di utilizzare.
Si tratta di un social network in cui il proprio avatar ha la possibilità di interagire con gli altri ma anche di una game app in stile Second Life o The Sims, in cui si può personalizzare il proprio personaggio e fargli vivere delle esperienze… O almeno questo è quello che ci hanno voluto spacciare la casa produttrice coreana Snow e tutti quelli che ne hanno scritto online senza provarla. La realtà è ben più impietosa.
La recensione di ZEPETO
Sono da anni un utente Android e per piacere ho utilizzato tante app scaricate dal Play Store, sviluppando un’idea precisa a proposito di questo mondo. Esistono app utili che ci cambieranno la vita, e poi ci sono app fuori di testa che ci renderanno imbecilli. La prova di questa mia affermazione la trovo spesso nelle recensioni dello store, in cui l’ignoranza tecnologica la fa da padrona, ma la voglia di dire la propria è un bisogno impellente e irresistibile.
Spesso si dice di un app:
L’idea è carina ma purtroppo la realizzazione è pessima.
Anche nel caso di ZEPETO ho letto alcune recensioni del genere, ma dopo averla provata mi sento di dover capovolgere il paradigma e dire:
La realizzazione è discreta ma l’idea di base è fuori di testa.
Questo perché ZEPETO ha una grafica accattivante, delle animazioni gradevoli, è scorrevole e non crasha quasi mai pur avendo 3 mesi di vita e milioni di utenti; ma la sua utilità è totalmente nulla!
Non è un vero social network, perché per comunicare con gli altri utenti serve prima trovarli random sulla piattaforma, basare il proprio interesse verso un avatar animato e anonimo senza sapere ne di cosa ne il perché parlare. Se questo non bastasse, aggiungo che non è neanche un gioco, perché a parte vestirsi con decine di combinazioni possibili, truccarsi e pettinarsi come dei cartoon e mettere qualche stupido poster alla parete e una piantina nell’angolo, il proprio avatar è più inutile di un Tamagotchi.
Le idee “simpatiche” di questa app sono solo due. C’è il fatto di poter scattare dei selfie in cui si sostituisce la propria faccia con l’avatar da condividere su altri social (dove purtroppo spopola l’hashtag #ZEPETO), cosa copiata dalle Animoji della Apple. Poi c’è la possibilità di “uscire in strada” tra altri utenti dell’app, e tentare un approccio tra decine di migliaia di utenti totalmente anonimi e random, provenienti da decine di paesi diversi in cui si utilizzano lingue a noi sconosciute con cui non si sa di cosa parlare (idea sprecata).
ZEPETO viola la privacy
Come se non bastasse, negli ultimi giorni si è parlato anche di un problema di privacy che coinvolge vari fattori.
Il primo è l’utilizzo del microfono da parte dell’app che ha generato tra gli utenti (quasi tutti adolescenti e bambini) una paura fuori controllo. Bisogna dire che con milioni di account è praticamente impossibile che qualcuno dall’altro lato ascolti le nostre conversazioni ma a limite le starebbe accumulando. Per farne cosa? Senza entrare in discorsi troppo tecnici che coinvolgono l’intelligenza artificiale possiamo dire che basta evitare di attivare il microfono su questa e su tutte le app che lo richiedono per stare più tranquilli.
Il vero problema, forse, è la presenza poderosa di pubblicità, che viene utilizzata per sbloccare i vari oggetti del “gioco”. Lo stesso è stato impostato in modo da dover sfruttare spesso questa cosa, e vedere tonnellate di video pubblicitari per sbloccare un paio d’occhiali da influencer, che non avremmo mai il coraggio di indossare nella vita reale.
Breve storia dei social network
Chi vi scrive ha una esperienza profonda con i social network, a partire dal magico mondo dei forum, passando per le chat di messaggistica come MSN Messenger per poi sbarcare su MySpace. L’evoluzione di queste piattaforme ha visto cambiare radicalmente i comportamenti delle persone, l’economia, la cultura, la politica.
Attraverso Twitter si sviluppò il movimento che portò alla rivoluzione araba nel nord Africa, attraverso Facebook è stato possibile dare vita ad eventi che hanno coinvolto milioni di persone in tutto il mondo, Linkedin ha messo in rete milioni di professionisti. Gli utenti erano veramente al centro fino a qualche anno fa. Il contenuto delle pagine dei social network era la vita vera prima che tutto diventasse vanità ed esibizionismo. Si sviluppavano nuovi modi per esprimere la creatività, si inventavano nuovi mestieri e si creavano nuovi tipi di collaborazione tra la gente.
MySpace diede vita ad un fermento musicale incredibile nei primi anni 2000 e Youtube ci ha fatto quasi sperimentare l’estinzione della tv tradizionale. I social hanno cambiato la società e i costumi prima di qualche anno fa’.
Poi, parliamoci chiaro, i social sono sempre stati il regno del cazzeggio, e solo grazie a questo aspetto, unito all’irrefrenabile voglia di farsi gli affari degli altri, è stato possibile renderli luoghi affollatissimi, dove chiunque vuole essere presente, ad ogni età, da ogni estrazione sociale, cultura e tradizione.
Da qualche anno, il livello medio dei contenuti dei social si è abbassato tantissimo. I primi meme erano geniali e diventavano veramente virali, le web serie, le web star, avevano una grande passione e creatività. Adesso i social sono un’industria, tutto è a pagamento, e quasi tutto ciò che ci si trova sopra è stato inserito per ragioni commerciali, pubblicitarie, o anche di propaganda politica. Erano uno strumento della gente per provare ad avere una rivalsa sociale, sono diventati un modo per controllarla e veicolarne acquisti e opinioni.
ZEPETO è il social definitivo, da questo punto di vista. Non si potrà andare più in basso (spero) di così, perché con questa app muore il concetto di contenuto social, o almeno muore l’idea di messaggio. Restano solo l’estetica delle faccine e la vacuità di una comunicazione fine a se stessa.
Dopo ZEPETO potranno accadere solo due cose: i social scompariranno per lasciare il posto a qualche nuovo media degno di questo appellativo, oppure gli sviluppatori e le case produttrici di questi servizi web si rimboccheranno le maniche per riportare al centro le persone e i veri contenuti.[vc_message icon_fontawesome=”fa fa-comment” css_animation=”bounceIn”]Ti è piaciuto questo articolo? Facci sapere cosa ne pensi! Lascia un commento qui sotto o scopri ulteriori contenuti cliccando o navigando il nostro Menù. E se ciò non dovesse bastare, considera la possibilità di scrivere un articolo di risposta! Invialo a [email protected] seguendo le istruzioni riportate nella pagina Collabora.[/vc_message]