Avete mai visto la Vancouver House? Io no, è la prima volta che ne sento parlare e sono rimasto un po’ perplesso a vedere le foto. La prima domanda che mi sono fatto è stata infatti “Ma come si regge in piedi questo pachiderma?“. Vedendo le foto capirete anche voi il mio dubbio, ma prima di vederla c’è da riconoscere che lo studio per costruirla e gli ingegneri che lo hanno fatto (con l’ausilio di abilissimi operai) è un vero gioiello. Ma detto questo, andiamo a vedere la Vancouver House.
La Vancouver House è un edificio davvero particolare per due motivi, uno di natura architettonica/urbanistica e uno prettamente fisico: nasce al contrario
La necessità è la madre di tutte le invenzioni. Bjarke Ingels Group (BIG) lo dimostra con il progetto dello straordinario grattacielo Vancouver House. La forma sorprendente dell’edificio è stata adattata a un luogo molto impegnativo che secondo l’agenzia era quasi troppo piccolo per costruire. Il grattacielo prende il nome dalla città canadese in cui si trova e sorge su un lotto molto piccolo. L’abitato è racchiuso da altri edifici, da un fiume e da un ponte.
Secondo le rigide norme urbanistiche locali, la torre non deve trovarsi a meno di 30 m dal ponte fino a raggiungere i 30 m di altezza. Lo studio BIG ha trovato una soluzione modellando la forma della torre in modo che si alzi da un sottile podio triangolare e poi si attorcigli e si allarghi man mano che raggiunge l’altezza massima di 155 metri. La caratteristica facciata in acciaio modellato offre spazio per balconi e terrazze. Questi garantiscono un’ottima vista sulle montagne e sul vicino fiume.
Thomas Christoffersen, partner di BIG e uno dei principali architetti della Vancouver House, ha affermato:
Il progetto è probabilmente modellato più dai vincoli che dalle opportunità a causa di questa impronta molto limitata che abbiamo avuto. Non è solo più grande nella parte superiore. È anche asimmetrico.
Per contrastare il lato più pesante dell’edificio e impedire che si pieghi gli ingegneri hanno infilato cavi attraverso le sue pareti per garantire il “post-tensionamento”. I cavi d’acciaio, noti anche come tendini, sono ancorati a pareti di cemento spesse fino a 8 metri per mantenere stabile l’edificio. BIG voleva qualcosa di diverso, un materiale che riflettesse la luce dell’ambiente circostante, in particolare il cielo e il sole, afferma Christoffersen. Gli architetti hanno optato per una facciata scintillante di acciaio inossidabile che incornicia i balconi incassati dell’edificio. Da alcuni angoli ravvicinati, assomiglia a un alveare scintillante.
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