Il gelido permafrost della Siberia ha recentemente rivelato un segreto che risale a circa 46.000 anni fa. Un antico nematode, identificato come Panagrolaimus kolymaensis, ha miracolosamente ripreso vita dopo un lungo periodo di ibernazione, svelando nuove prospettive sulle capacità di sopravvivenza di alcune forme di vita in condizioni estreme.
Un risveglio sorprendente nel freddo profondo
Il protagonista di questa storia è un microscopico verme, un nematode per essere precisi, che è riuscito a sopravvivere per millenni nel gelido permafrost siberiano. Un dato sorprendente, specialmente considerando che il periodo di dormienza ha avuto inizio nel tardo Pleistocene, tra 45,839 e 47,769 anni fa, come confermato dalle analisi al radiocarbonio.
Questo verme, appartenente a una specie finora sconosciuta denominata Panagrolaimus kolymaensis, ha mostrato una resistenza incredibile, qualificandosi come uno degli organismi in grado di resistere in ambienti estremamente ostili per lunghi periodi.
Per sopravvivere in condizioni così severe, i nematodi entrano in uno stato di dormienza chiamato criptobiosi. In questo stato, tutti i processi metabolici misurabili cessano, riprendendo solo quando le condizioni ambientali tornano ad essere favorevoli. Una sorta di ibernazione. Non sono gli unici a possedere questa straordinaria capacità; altri organismi come i tardigradi e i rotiferi condividono questa sorprendente caratteristica. In un caso notevole, è stata scoperta una spora batterica conservata nell’ambra per un periodo che varia tra i 25 e i 40 milioni di anni.
Il ritrovamento dei P. kolymaensis è avvenuto a 40 metri di profondità nel permafrost lungo le rive del fiume Kolyma, in Siberia nordorientale. Queste terre congelate si sono rivelate un tesoro di scoperte antiche e inaspettate, che vanno dal DNA arcaico ai virus, fino a un intero orso preistorico. Grazie all’analisi del radiocarbonio del materiale vegetale presente nei campioni di permafrost, è stato possibile datare i nematodi al tardo Pleistocene.
Verso una comprensione più profonda della criptobiosi
Coltivando i vermi per oltre 100 anni, e confrontando il loro genoma con quello di un parente moderno, il Caenorhabditis elegans, i ricercatori hanno identificato geni comuni coinvolti nella criptobiosi. Questa scoperta potrebbe aiutare a comprendere meglio i meccanismi che sottostanno a questo misterioso stato di dormienza e potrebbe avere implicazioni significative per la conservazione a lungo termine di cellule e tessuti. Si apre anche un intrigante interrogativo: esiste un limite al tempo che i nematodi possono trascorrere in uno stato di criptobiosi?
Fonte | Plos Genetics – A novel nematode species from the Siberian permafrost shares adaptive mechanisms for cryptobiotic survival with C. elegans dauer larva
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