I buchi neri sono da sempre al centro dell’attenzione nel campo della ricerca astronomica. Questi enigmatici oggetti celesti, descritti per la prima volta dalla teoria della relatività generale di Einstein, rappresentano una delle frontiere più affascinanti della scienza moderna. Recentemente, la NASA ha portato questa fascinazione a un nuovo livello, scoprendo un buco nero che sta lentamente “divorando” una stella attraverso l’osservatorio spaziale Neil Gehrels Swift, un satellite lanciato nel 2004 con lo scopo di studiare i fenomeni ad alta energia nell’universo.
Il misterioso mondo dei buchi neri e la loro interazione con le stelle
I buchi neri sono spesso rappresentati come voragini oscure e inattive, ma la realtà è molto più dinamica. Essi sono, infatti, tra gli oggetti più densi e energici dell’universo. La loro gravità è talmente intensa da trattenere qualsiasi cosa, inclusa la luce, all’interno del loro orizzonte degli eventi. In questo caso specifico, il buco nero e la stella sono stati identificati come Swift J023017.0+283603 o, più brevemente, Swift J0230. Questo buco nero si trova in una galassia chiamata 2MASX J02301709+2836050, situata nella costellazione del Triangolo. Con una massa che supera le 200.000 volte quella del Sole, questo buco nero sta inghiottendo una stella con una massa equivalente a tre Terre, ma lo sta facendo a un ritmo insolitamente lento, offrendo agli scienziati una rara opportunità di osservazione.
Nel seguente video, la NASA spiega il funzionamento della pratica per la quale un buco nero mangia letteralmente una stella:
La scoperta è notevole non solo per la sua rarità ma anche per le sue implicazioni scientifiche. Questo particolare fenomeno è un esempio di quello che gli astronomi chiamano “evento ripetitivo di perturbazione delle maree“. In altre parole, il buco nero sottrae gradualmente materiale dalla stella ogni volta che passa vicino a essa. Questo processo fornisce una finestra unica per studiare le interazioni gravitazionali e i meccanismi energetici in gioco in questi ambienti estremi. Potrebbe anche aiutare a rispondere a domande fondamentali sulla natura della materia oscura e dell’energia oscura, due dei più grandi misteri dell’astronomia moderna.
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