Scienza

Il Telescopio ELT a caccia di vita tra gli esopianeti attorno alle nane bianche

L’Extremely Large Telescope (ELT) è, come si deduce dal nome molto fantasioso, un telescopio estremamente grande, progettato per essere il telescopio ottico di prossima generazione dello European Southern Observatory, con un diametro dello specchio primario di 39 metri.

La tecnologia disponibile per la fabbricazione degli specchi pone un limite, intorno agli 8 metri di diametro, per quelli costituiti da un singolo pezzo. L’ELT necessita di sistemi di ottica adattiva in grado di compensare i disturbi della turbolenza atmosferica e rendere effettivo tutto il potenziale reso disponibile dal grande diametro. A gennaio 2018 sono stati prodotti i primi 6 dei 798 segmenti esagonali di cui sarà costituito lo specchio primario.

L’ELT dispone di 5 specchi, con forme, dimensioni e ruoli diversi. Il principale, specchio primario, raccoglierà la luce dal cielo notturno e la rifletterà sullo specchio secondario. Lo specchio secondario sarà il più grande specchio secondario mai utilizzato fino ad ora in un telescopio, rifletterà la luce sullo specchio terziario che a sua volta trasmetterà ad uno specchio adattivo, il quarto. Anche il quarto specchio sarà il più grande specchio adattivo mai costruito per un telescopio. Questo quarto specchio, regolerà la propria forma per correggere le distorsioni causate dalla turbolenza atmosferica prima di trasmetterle al quinto specchio, piatto inclinabile, che stabilizzerà l’immagine e la trasmetterà agli strumenti.

telescopio ELT
Diagramma dello schema ottico a “cinque elementi” dell’ELT

Secondo i ricercatori, l’Extremely Large Telescope in Cile fornirà agli astronomi viste senza precedenti da terra sulle frequenze visibili e del vicino infrarosso. Il telescopio sarà di gran lunga il più grande telescopio del mondo, ed è previsto che vedrà la prima luce nel 2024. Nel frattempo un altro mostro dell’ingegneria avrà già iniziato a lavorare da altezze più elevate: il James Webb Space Telescope (JWST), che verrà lanciato nel 2021, è spesso chiamato un successore di Hubble e amplierà il lavoro di questo di tre decenni, guardando principalmente alle lunghezze d’onda della luce a infrarossi.

Entrambi gli osservatori, dunque, ed altri strumenti saranno in grado di studiare l’atmosfera di mondi distanti attorno ad altre stelle.

Ma su cosa punteranno il Telescopio ELT e gli altri obiettivi?

Come risulta da un articolo apparso su TheNextWeb.com, i loro bersagli principali saranno alcuni esopianeti orbitanti attorno a delle stelle nane bianche.

Ma se questo tipo di stelle sono il residuo di una “morte” stellare, perché puntare degli strumenti sui pianeti che vi orbitano attorno? Come viene ben evidenziato nell’articolo citato, vi sono diversi punti presi in considerazione che rendono particolarmente interessanti quei pianeti agli astronomi tra le quali sicuramente le dimensioni reciproche;

Le nane bianche possono contenere tutta la massa del Sole, ridotta fino alle dimensioni della Terra, inoltre “I pianeti rocciosi intorno alle nane bianche sono candidati interessanti da caratterizzare perché non sono molto più grandi delle dimensioni della Terra”, ha affermato Lisa Kaltenegger, professore associato di astronomia al College of Arts and Sciences e direttore del Carl Sagan Institute. Ne segue che, anche se vedere i pianeti passare “di fronte” a queste stelle nane (dalla Terra) è un processo impegnativo, tuttavia, quando i pianeti passano di fronte a queste piccole stelle, bloccano una quantità significativa di luce dalla nana bianca e studiare le loro atmosfere diventa più facile.

Va tenuta in considerazione anche la stabilità del sistema, ce non sarà variata fino allo spegnimento definitivo della stella centrale, evento che avverrà molto lontano nel tempo. Di fatto alcuni ricercatori hanno pubblicato su The Astrophysical Journal Letters quanto segue:

[Le nane bianche] hanno dimensioni simili alla Terra e hanno ambienti relativamente stabili per miliardi di anni dopo il raffreddamento iniziale, rendendoli obiettivi intriganti per le ricerche sugli esopianeti e la caratterizzazione atmosferica del pianeta terrestre. Le loro dimensioni ridotte e il conseguente grande segnale di transito del pianeta consentono osservazioni con telescopi di prossima generazione per sondare l’atmosfera di tali pianeti rocciosi, se esistono.

Naturalmente, le condizioni sui pianeti nei sistemi solari con stelle morte sarebbero dure. La vita su questi mondi dovrebbe affrontare una serie di lotte, ma occasionalmente potrebbe superare un tale sconvolgimento catastrofico.

Se, dunque, la vita in un mondo alieno sopravvivesse alla morte della sua stella locale, la prova della sua esistenza potrebbe essere trovata nell’atmosfera, sotto forma di gas distintivi. Un segno rivelatore di vita come quella trovata sulla Terra potrebbe essere il metano insieme all’ozono o al protossido di azoto. E strumenti all’avanguardia come il JWST o appunto l’ELT ci potranno aprire nuove finestre su questo ambito di ricerca grazie alle migliorie tecnologiche du cui sono portatori.

FONTI
TheNextWeb.com per la notizia;
Wikipedia per imagini e dati tecnici.

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Giovanni

Sono alto nella media; sono robusto nella media; sono bello nella media; sono intelligente spropositatamente. Detto questo devo rendere noto solo che adoro la fantascienza in tutte le sue forme; gioco frequentemente on line al vecchio (immortale) Jedi Knight: Jedi Academy e mi diletto leggendo manga che considero 'di un certo livello'. Ho studiato fisica, perché mi hanno sempre incuriosito i meccanismi che regolano la realtà intorno a noi, ma l'oggetto vero della mia passione sta milioni di chilometri sopra di noi, e si mostra appena solo di notte, il cosmo, coi suoi oggetti affascinanti e fenomeni terribilmente meravigliosi. Il resto è vita comune, poco accattivante.
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