Lo Stendardo di Ur (o stendardi di Ur) rappresenta/rappresentano un reperto archeologico ritrovato in condizioni perfettamente integre e che testimonia la potenza di una civiltà molto antica: i Sumeri.
Questo popolo ha migrato e vissuto nell’Antica Mesopotamia attorno al 4000 a.C., ma ancora oggi non è nota la sua origine.
I Sumeri sono diventati in poco tempo la prima civiltà urbana e questo si deve soprattutto alla scoperta dell’agricoltura in un terreno particolarmente fertile. Lo sviluppo lo si deve anche alla presenza di civiltà attorno alle città-stato sumere che si erano insediate prima del loro arrivo.
Queste comunità risalgono al periodo protostorico (15.000 a.C.) e attraverso di esse si instaurarono dei rapporti che coinvolsero i due centri più importanti: Eridur e Ur.
Ur era un’antica città che ai tempi era situata alla foce del Tigri e dell’Eufrate. A causa dei detriti accumulati negli anni e agli eventi naturali, oggi il luogo si può esplorare solo nell’entroterra, tra Nasiriyah e Baghdad.
La guerra non ha certo fermato gli appassionati e gli studiosi dell’archeologia. Nei primi anni del ‘900, l’archeologo Sir Leonard Woolley portò alla luce la necropoli di Ur insieme a diverse tombe (importanti e non) e reperti vari, tra cui lo Stendardo di Ur.
Lo scienziato, inizialmente, pensava fosse un oggetto di culto, che veniva trasportato su un bastone durante le processioni – da qui l’origine del suo nome – ma ad oggi la teoria non è più accettata.
Tuttavia, rimane ignota la funzionalità dello Stendardo di Ur: secondo alcuni si tratterrebbe di una cassa di risonanza di uno strumento musicale; per altri un semplice cofanetto dove riporre i beni più preziosi.
La particolarità di questo reperto sta proprio nell’oggetto stesso: la forma, le raffigurazioni incise, i materiali utilizzati e le storie su di esso intarsiate.
Lo Stendardo di Ur (o gli Stendardi di Ur)
Lo Stendardo di Ur è un oggetto molto antico, ciò nonostante è perfettamente conservato. Si tratta di un cofanetto di legno con le due facciate principali (i lati principali su cui sono dipinti i racconti) e due facciate trapezoidali con incisi temi mitologici che evocano la pace e la civiltà.
I due lati rettangolari si chiamano Pannello di Guerra e Pannello di Pace; i nomi vennero attribuiti in base al contenuto dei racconti dipinti su ogni parte.
Le rappresentazioni sono suddivise in tre livelli (chiamati anche registri) separate da tre fasce ornamentali.
Le figure dello Stendardo di Ursono incise su uno strato di catrame e bitume, con pietre preziose, lapislazzuli, pietre rosse calcaree, conchiglie provenienti dall’Oceano Indiano e madre perle bianche incastonate.
Il Pannello della Guerra
Qui il personaggio predominante è senza dubbio il Re. La sua figura risalta sopra quella degli altri. I soldati sono disposti in fila regolare.
Procedendo la lettura nel modo corretto, nella fascia inferiore vi sono i carri da combattimento, trainati dai kulan, quadrupedi dell’Asia Minore. Sotto di loro notiamo delle figure umane, che simboleggiano il nemico travolto dalla furia dei soldati.
Nella seconda fascia abbiamo i soldati, riconoscibili dai loro mantelli ed elmi con la spada e le lance impugnate. Dinanzi a loro, i prigionieri raffigurati con abiti succinti e logorati dalla guerra, spinti al cospetto dal Re.
Quest’ultimo lo troviamo nella prima fascia, subito riconoscibile in quanto è il più alto di tutti e posto al centro. I nemici si inchinano al suo cospetto. Alle sue spalle troviamo il resto del suo esercito.
Il Pannello della Pace
Passando al secondo pannello, troviamo invece le scene dedite alla Pace. Anche qui, leggendo dal basso verso l’alto, troviamo raffigurati degli animali sacrificali con i loro allevatori e contadini.
Pur parlando di sacrificio, il bestiame dedicato al banchetto copre le due fasce (inferiore e centrale) come a esaltare un momento di armoniosa serenità. Non troviamo sangue o uccisioni, bensì una camminata decisa e pacata che li conduce al Re.
Il Re è nella fascia superiore, anche qui di dimensioni superiore rispetto agli altri come a risaltare la sua onnipotenza ed è l’unico vestito con il prestigioso kaunakés, il gonnellino a ciocche di lana.
Lo troviamo che brinda al cospetto di schiavi e funzionari, per celebrare probabilmente la vittoria della guerra. In un dettaglio, troviamo un musico che intrattiene il Re e i dignitari.
Quest’oggetto rimane ancora pervaso da un alone di mistero ed è motivo di dibattiti sulle sue origini ma soprattutto sulla sua finalità. Decisamente, è il simbolo di un’affascinante cultura da cui possiamo apprendere ancora molto. Lo Stendardo di Ur è oggi esposto al British Museum di Londra.