Avreste mai detto che il Premio Nobel ha dei risvolti negativi? Ebbene sì, una ricerca della Stanford University ha scoperto che ricevere il prestigioso premio influisce negativamente sul lavoro degli scienziati e danneggia anche la loro carriera e salute. Diventano non solo ricercatori, ma intellettuali pubblici, costretti a dedicare tempo ed energie a molte cose che non hanno a che fare con la scienza. E questo, come si sa, è una cosa negativa visto che di scienziati (e pure seri) ne abbiamo bisogno ora più che mai.
Il Premio Nobel nuoce gravemente alla salute degli scienziati e lo dimostra una ricerca di Stanford…
I ricercatori hanno raccolto dati statistici sui vincitori del Premio Nobel per la medicina e la fisiologia dal 1950 al 2010, e hanno anche analizzato la produttività scientifica in termini di numero di articoli pubblicati, la loro citazione e la “novità” dell’argomento ricercato. Quest’ultimo parametro è stato determinato utilizzando un algoritmo che evidenziava le idee chiave in ogni pubblicazione, e quindi cercava la data di occorrenza di questo concetto in UMLS, un “linguaggio” unificato per l’elaborazione delle informazioni biomediche statunitensi. Di conseguenza, minore è il divario tra la pubblicazione e l’inclusione del termine in UMLS, maggiore è stata considerata la novità dell’opera.
Il lavoro ha mostrato che, prima di ricevere il premio, i futuri Nobelisti di solito pubblicavano più spesso dei loro colleghi, che erano a caccia del Premio Lasker, leggermente meno prestigioso del Premio Nobel. A distanza di dieci anni, pubblicavano in media un articolo in più all’anno. Tuttavia, la presentazione del premio ha avviato una tendenza al ribasso e gradualmente le prestazioni dei premi Nobel si sono rivelate al livello dei vincitori del Premio Lasker, a volte scendendo al di sotto di esso. Di conseguenza, dieci anni dopo aver ricevuto il premio, i “Laskeriti” hanno pubblicato un articolo in più rispetto ai vincitori del Premio Nobel. Gli indicatori di citazione e novità sono cambiati in modo simile.
Gli autori dello studio ritengono che la vita dei vincitori cambi radicalmente: diventano famosi in tutto il mondo, ricevono molte richieste di interviste e offerte commerciali – e questo non è il percorso di un vero scienziato. D’altra parte, il team probabilmente non tiene conto del fatto che la maggior parte degli scienziati inizialmente non è guidata da una brama di scienza, ma da una sete di autoespressione attraverso le vie a loro più vicine. E tutto ciò non ha importanza sullo sfondo del risultato finale, oggettivamente prezioso, per il quale viene assegnato il premio.
Insomma: per molti il Premio Nobel è un punto di arrivo per la “fine” della carriera. Ma è giusto così?
Fonte | Resting on Their Laureates? Research Productivity Among Winners of the Nobel Prize in Physiology or Medicine
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