Uno dei temi più discussi, oggi, è come l’intelligenza artificiale, possa aiutare l’uomo nei vari settori lavorativi. Ciò che ancora non è stato ancora pienamente valutato, tuttavia, è come invece applicare questa tecnologia per salvare il nostro pianeta. Esistono comunque diversi progetti che stanno vagliando l’uso dell’IA per questo e uno dei tentativi più interessanti è di sicuro quello dei Medusa-bot.
Jellyfish-bot o Medusa-bot: ecco come ripulire l’oceano dalla plastica
Un gruppo di ricercatori della Max Planct Institute For Intelligent Systems di Stoccolma ha cercato di trovare un modo avanzato per ripulire i nostri oceani dalle particelle plastiche. Quello dell’inquinamento degli oceani è un tema ancora oggi molto discusso e delicato; trovare sistemi più efficaci e innovativi è una necessità sempre costante per raggiungere a piccoli passi non solo l’ammortizzamento dei danni ambientali ma, si auspica, anche la riduzione dei fattori inquinanti.
L’ultima trovata si chiama medusa-bot (jellyfish-bot) e si tratta di una medusa robotica tecnologicamente avanzata che permette di ripulire i fondi oceanici e le barriere coralline dalla plastica.
Dunque, medusa-bot nasce proprio dall’esigenza di ripulire il nostro oceani dall’inquinamento ambientale, avendo il minor impatto possibile su fauna e flora.
Medusa-bot: com’è fatta
Gli altri robot subacquei utilizzati per ripulire gli oceani sono più rumorosi e ingombranti a causa dei materiali utilizzati, risultando lenti e interferendo con le specie marine.
Medusa-bot è invece progettata per somigliare quanto più possibile a un membro reale della specie, non solo nell’aspetto ma anche nei movimenti. Infatti, è costituita da 6 tentacoli che si muovono indipendentemente l’uno dall’altro proprio come una vera medusa. Questi, sono formati da muscoli artificiali e ovviamente, sono impermeabili all’acqua per consentire all’agente sotto copertura di non mandare in corto i propri apparati artificiali.
In ogni tentacolo si alternano sacche polimeriche con fluido dielettrico ed elettrodi flessibili, così da sfruttare le cariche elettrostatiche che si generano tra gli elettrodi e l’acqua, per muovere il fluido e provocare la contrazione delle sacche, avendo così il movimento naturale del tentacolo. Proprio come se fosse un muscolo!
E come una medusa si muove verso l’alto creando con i tentacoli piccoli movimenti circolari d’acqua per intrappolare le sue prede, lo stesso jellyfish-bot si muove verso l’alto generando correnti per attrarre le particelle plastiche e portarle in superficie.
Inoltre, ha un impatto nell’ambiente acquatico assente, in quanto è quasi privo di rumori, l’interazione con la flora è molto delicata ma soprattutto vediamo la prima applicazione di muscoli artificiali ad alta prestazione con tecnologia HASEL su un robot subacqueo.
Un valido alleato per l’uomo e l’ambiente
Il motore presente su medusa-bot è di soli 100 mW e consente al robot di muoversi a 6,1 cm/s, afferrare le particelle plastiche ma anche bottiglie di plastica e riportarle in superficie. Con un programma studiato per ripulire fondali e barriere coralline da parte dell’umano, questo robot potrebbe rivelarsi un valido alleato.
Tuttavia, nonostante le sue numerose qualità medusa-bot rimane attaccato a un filo; questo può essere un fattore limitante in mare aperto. Ma gli studi continuano per far sì che medusa-bot possa essere controllato a distanza con wireless. Infatti, i ricercatori hanno eseguito un primo test – con esito molto positivo – per il controllo a distanza nello stagno del campus.
Chissà, magari i robot, più che sostituire l’uomo, possono diventare alleati preziosi!
Fonte:
Rivistanatura.com