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L’Etiopia non viaggia nel tempo ma si trova nel 2016

Mentre il mondo si destreggia tra i turbolenti eventi dei recenti anni, c’è un paese che sembra aver fatto un salto indietro nel tempo, l’Etiopia. Questa nazione unica vive attualmente nel 2016, offrendo una prospettiva affascinante (e per alcuni allucinante) sul concetto di tempo e sulle diverse modalità con cui le culture lo interpretano. Va ricordato che il tempo è un concetto che fa parte integrante della cultura dell’uomo.

L’Etiopia utilizza un calendario differente: per questo, si trova nel 2016 e non nel 2023

Il calendario che gran parte del mondo utilizza oggi, il Gregoriano, è diventato standard solo nel 1582, grazie a Papa Gregorio XIII. Prima di questo, il calendario Giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 45 a.C., era ampiamente utilizzato. Tuttavia, a causa di una leggera discrepanza con l’orbita terrestre, eventi importanti come l’equinozio iniziavano a sfalsarsi, rendendo necessaria una modifica. La transizione non fu semplice e richiese secoli, con i paesi che “perdevano” tra i 10 e i 13 giorni nel passaggio.

In Etiopia, la struttura del calendario è ancora più unica: l’anno è suddiviso in 13 mesi: Meskerem, Tikimt, Hidar, Tahsas, Tir, Yakatit, Maggabit, Miyazya, Ginbot, Sene, Hamle, Nehasa e Pagume. A differenza del calendario Gregoriano, quello Etiope ha 12 mesi da 30 giorni ciascuno, seguiti da un ultimo mese di 5 o 6 giorni, a seconda se l’anno è bisestile o meno.

Il flusso del tempo: ma perché in Etiopia è ancora il 2016?

Questa peculiarità risale al 500 d.C. Entrambi i calendari, Gregoriano ed Etiope, si basano sulla nascita di Gesù Cristo. Tuttavia, nel 500 d.C., la Chiesa Cattolica modificò i calcoli sulla nascita di Gesù, mentre la chiesa etiope no. Questa discrepanza ha portato l’Etiopia a celebrare il nuovo anno il 11 settembre del calendario Gregoriano, mantenendo una conta degli anni differente. L’Etiopia, essendo l’unica nazione africana mai colonizzata, ha continuato a utilizzare i calcoli più antichi, vivendo così nel 2016.

Le differenze temporali tra l’Etiopia e il resto del mondo non riguardano solo la conta degli anni. Anche la divisione della giornata è diversa, suddivisa in due metà di 12 ore che iniziano alle 6:00 del mattino anziché a mezzanotte. Queste peculiarità possono rendere intriganti, ma anche complesse, le interazioni con i visitatori internazionali, specialmente in ambiti come il business o il turismo.

Mentre il mondo avanza rapidamente, l’Etiopia ci ricorda che il tempo rimane una costruzione umana, profondamente radicata nelle tradizioni e nelle credenze di ogni cultura.

Il tempo è un costrutto culturale che varia

Il tempo, come lo concepiamo e lo misuriamo, è profondamente radicato nelle strutture culturali ed è un costrutto umano che varia significativamente da una cultura all’altra. La scienza antropologica ha lungamente esplorato come diverse culture percepiscono e organizzano il tempo. Ad esempio, E.E. Evans-Pritchard, un antropologo britannico, ha studiato la concezione del tempo presso il popolo Nuer del Sudan, scoprendo che essi non misuravano il tempo in ore o minuti, ma attraverso eventi significativi, come il movimento del bestiame o le variazioni stagionali (Evans-Pritchard, 1940). Questo esempio mostra come il tempo possa essere organizzato attorno a eventi pratici piuttosto che a unità astratte.

Fonte | Making Time: Temporality, History, and the Cultural Object
Fonte | The Nuer: A description of the modes of livelihood and political institutions of a Nilotic people

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Gianluca

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