Scienza

Homo Naledi: l’Antenato che non sapevamo di avere

Il tassello mancante nell'evoluzione dell'Homo Sapiens?

L’Homo Naledi ha sconvolto le certezze di una vita, rivoluzionando la scala filogenetica ed evoluzionistica dell’Uomo. L’evoluzione dell’Uomo come la conosciamo noi è così illustrata:

scala evolutiva uomo
L’evoluzione dell’uomo come le scuole ci hanno insegnato. Fino ad oggi.

Ma nel 2013, nuove scoperte di reperti fossili appartenenti a ominidi sono stati rinvenuti in Sud Africa, in un complesso di grotte chiamate Rising star cave.

Homo Naledi: la scoperta

Più di 1500 fossili, appartenenti a 15 esemplari, sono stati trovati da Rich Hunter e Steven Tucker in una camera chiamata Dinaledi. Gli studi sono stati eseguiti dal paleoantropologo Lee Berger, dell’Università del Witwatersrand.

Parliamo di un possibile elemento che si inserisce nella catena evoluzionistica dell’uomo, un anello che congiunge l’australopiteco all’homo.

Ad affermarlo è la continua ricerca sui reperti, le cui ossa presentano caratteristiche simili del predecessore e successore dell’Homo Naledi.

Homo Naledi
L’Homo Naledi in una ricostruzione grafica

Tra gli aspetti che fanno pensare a tutto ciò abbiamo:

  • l’altezza comune (circa 150 cm);
  • il cervello piccolo
  • il bacino, le falangi e la cassa toracica larga come nell’Australopithecus;
  • cranio, mandibola, denti, vertebre e arti inferiori come nell’Homo.

Infatti L’H. Naledi era in grado di stare in piedi, aveva delle gambe lunghe rispetto alla media, ricopriva maggiori distanze ed era abile nell’arrampicarsi.

Ulteriori reperti sono stati rinvenuti in una seconda camera situata 30 metri sotto la superficie e lontana da quella Dinaledi: la camera Lesedi. In questa, sono stati ritrovati più di 130 fossili appartenenti ad altri 3-4 esemplari.

L’ipotesi che giustificherebbe il rinvenimento in zone separate sarebbe quella di un uso di grotte diverse da parte di gruppi diversi dei Naledi. Le due camere, infatti, non sono collegate e risultano essere distanti tra loro. La plausibilità è quindi quella che altri Homo Naledi stazionassero in quella caverna come comunità distinta.

naledi
La struttura della caverna

Secondo John Hawks (Università del Wisconsis, Medison), Marina Elliot (Università del Witwtersrand a Johannerburg) le ossa non sarebbero state esposte agli agenti atmosferici in superficie o all’usura da parte di attività naturali come alluvioni ed erosioni. Ciò significa che quei corpi si trovavano li e si sono decomposti.

Che età ha questo antenato?

La sua età è ancora tutta da accertare, ma – in termini geologici – è relativamente giovane (nonostante i tratti in comune con l’Australopithecus, vecchio 5 milioni di anni).

Proprio a causa di questo lungo vuoto temporale tra l’Australopithecus e il suo relativo successo che si ipotizza che l’Homo Naledi sia il punto di intermezzo.

 ossa dell'uomo di Naledi
Le ossa dell’Homo Naledi

A conferma di ciò, sappiamo che non sono solo teorie che si basano sui tratti morfologici. Molti studi sulle ossa, condotti da Paul H.G.M. Dirks della James Cook University (Australia), sono stati condotti per datare i reperti, usando due metodi differenti:

  • i denti sono stati esaminati alla ESR (risonanza di spin elettronico) che studia gli elettroni intrappolati nello smalto dei denti;
  • metodo dell’Uranio-torio, la cui datazione viene misurata con il decadimento radioattivo dell’uranio.

Attualmente la camera di Lesedi si suddivide in 3 siti con ritrovamenti fossili di Homo Naledi così classificati:

  • sito 102a scoperto da Hunter e Tucker – la camera Dinaledi dove sono stati scoperti i primi fossili;
  • sito 102b e 102c scoperti da Hannah Hilbert Wolf durante un campionamento geologico della camera.
    camera di lesedi
    Il sito in tutta la sua “profondità”

L’Africa ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione umana e queste nuove scoperte lo confermano ancora di più

E’ la prova che c’è ancora tanto da scoprire, segreti nascosti che potrebbe rivoluzionare tutto ciò che di certo conosciamo, suscitandoci sì paura, ma anche tante emozioni e fame di conoscenza.

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