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Emmy Awards 2017, vincono le donne e l’America anti Trump

Il 17 settembre scorso si è tenuto il tradizionale appuntamento con gli Emmy Awards, edizione numero 69.

I premi celebrano ogni anno il meglio della televisione made in USA, anche se quest’anno non sono mancate sorprese. È sotto gli occhi di tutti che gli Emmy Awards 2017 sono stati caratterizzati da una forte componente politica e di denuncia sociale soprattutto al femminile.

Emmy Awards 2017

In un periodo in cui la cronaca è invasa da notizie di abusi e violenza sulle donne, le due serie più premiate puntano l’attenzione proprio sulla denuncia sociale della condizione femminile.

È infatti Hulu la grande rivelazione di quest’anno con la sua The Handmaid’s Tale, di cui vi avevamo già parlato qui; la serie si è aggiudicata i riconoscimenti per: miglior serie drammatica, attrice protagonista (Elizabeth Moss), attrice non protagonista (Ann Dowd), regia (un’altra donna, Reed Morano) e sceneggiatura.

Emmy Awards 2017
Il cast di The Handmaid’s Tale

Lo scenario proposto dalla serie, per quanto distopico, non è così distante dalla nostra società, dove tendenze maschiliste e patriarcali sono ancora fortemente radicate. Quante volte ci lamentiamo che le donne non occupano posizioni di rilievo sul posto di lavoro? Quanto spesso diciamo che la nostra società non supporta le donne, non le aiuta, ad esempio, ad essere madri e lavoratrici? Quante volte abbiamo sentito le nostre amiche, colleghe, conoscenti lamentarsi che i mariti in casa non aiutano, convinti che la gestione domestica debba essere tutta demandata alle compagne? E quanto ancora è radicata in noi l’idea che le donne siano il sesso debole?

Ecco, da questo alla società di Gilead il passo è più breve di quanto possiamo pensare. Ed è proprio per questo che l’Emmy a The Handmaid’s Tale è così importante: ci deve aprire gli occhi su cosa non possiamo accettare nella nostra società, prima che sia troppo tardi.

Emmy Awards 2017
Ann Dowd, Elizabeth Moss e Alexis Bledel (The Handmaid’s Tale)

Accanto a The Handmaid’s Tale emerge Big Little Lies, produzione HBO fortemente voluta dalle protagoniste Reese Witherspoon e Nicole Kidman. Ed è proprio la Kidman ad essere premiata come miglior attrice protagonista. In Big Little Lies interpreta Celeste Wright, una donna costretta a subire gli abusi del marito. La stessa attrice, nel suo discorso di ringraziamento, ha evidenziato come serie come quella della HBO servano per trasmettere al pubblico messaggi importanti come la lotta alla violenza domestica.

Emmy Awards 2017
Nicole Kidman (Big Little Lies)

A rinforzare la schiera delle donne vincitrici si aggiunge Julia Louis-Dreyfus per Veep.

E proprio Veep, insieme al Saturday Night Live, fa parte della schiera di premi “politici” sintomatici del malcontento nei confronti del presidente Trump. E proprio il Presidente è stato protagonista in negativo della serata, criticato per le posizioni retrogade, razziste e sessiste nei confronti delle minoranze sociali e delle donne; un presidente non amato in un Paese che ha perso la possibilità di avere il primo Presidente donna della sua storia.

Almeno gli Emmy Awards rispettano il voto popolare”

Ha dichiarato il conduttore Steven Colbert nel pezzo di apertura, riferendosi alle ultime elezioni. E basti ricordare il tweet dell’allora candidato Trump proprio riguardo al SNL:

Watched Saturday Night Live hit job on me. Time to retire the boring and unfunny show. Alec Baldwin portrayal stinks. Media rigging election!

Donald J. Trump (@realDonaldTrump) October 16, 2016

SNL premiato due volte nelle categorie comedy.

Emmy Awards 2017, vincono le donne e l'America anti Trump

In tutto questo si inseriscono i premi dati a: Black Mirror, per l’episodio San Junipero, dove viene mostrata una coppia LGBT; Sterling K. Brown (This is us) primo attore nero in 20 anni a vincere l’Emmy come attore protagonista; Riz Hamed (The Night Of) primo asiatico a vincere il premio.

Questa edizione degli Emmy Awards ci dice che forse c’è ancora speranza per la nostra società; che forse, nonostante le tendenze omofobe, sessiste, razziste e guerrafondaie della politica internazionale, si può ancora trovare del buono; e come sempre l’arte, in tutte le sue forme, si fa (e si deve fare) portavoce dei movimenti di protesta.

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