Il mondo fantasy ha dei simboli che sono legati indissolubilmente a valori della vita come la resilienza e la speranza. È il caso del Drago di Vaia che lo scorso anno venne distrutto per mano (probabilmente) di alcuni piromani. C’è però una notizia che renderà felici i nostalgici di questa opera d’arte: il Drago è stato ricostruito. La cosa interessante è che non sono stati utilizzati solo materiali nuovi.
Il Drago di Vaia 2.0 è ora realtà: più bello di prima e ancor più carico di significato
Lavarone, pittoresco borgo trentino, accoglie nuovamente il suo guardiano di legno. Questa imponente scultura, frutto dell’ingegno dell’artista veneto Marco Martalar, si erge maestosa dopo la tragica distruzione della sua predecessora.
Il nuovo drago, un colosso di 6 tonnellate che si estende per 16 metri in lunghezza e si innalza per 7 metri, non è solo un’opera d’arte. È un simbolo di resilienza, un monito alla forza della natura e alla capacità umana di rinascere dalle ceneri, proprio come la fenice della mitologia.
Martalar ha sapientemente intrecciato la storia recente del territorio nella sua creazione. Il legno carbonizzato e le radici degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia del 2018 sono stati trasformati in un’opera che sfida il tempo e gli elementi.
“Questo drago”, afferma l’artista, “è un custode di memorie, un ponte tra passato e futuro”. Infatti, è stato utilizzato gran parte del legno bruciato e del materiale residuo del vecchio Drago di Vaia.
La comunità di Lavarone ha dimostrato un attaccamento viscerale a questo simbolo. La campagna di crowdfunding, lanciata dal sindaco Isacco Corradi, ha raccolto quasi 50.000 euro, testimoniando il forte legame tra l’opera e i suoi abitanti. È come se ogni cittadino avesse donato un pezzo di sé per far rinascere il drago.
L’inaugurazione ufficiale è prevista per il 1° luglio e si preannuncia come un momento di celebrazione collettiva. Sarà l’occasione per riflettere sul rapporto, talvolta conflittuale, tra uomo e natura. Il drago, con la sua imponente presenza, ci ricorda che siamo parte di un ecosistema fragile e prezioso.
Come le montagne che circondano Lavarone, il Drago Vaia sta lì, immobile ma vivo, a ricordarci la nostra piccolezza e al contempo la nostra capacità di creare bellezza.