La regola del pollice di Fallout, secondo cui coprire con il pollice a braccio teso la nuvola di un’esplosione nucleare garantirebbe la sopravvivenza, ha incuriosito alcuni studenti dell’Università di Leicester, tanto da spingerli a indagarne la validità scientifica. I risultati del loro studio offrono spunti interessanti sulla questione ma anche una possibilità di salvezza.
Ci si può salvare davvero da un’esplosione nucleare con la regola del pollice di Fallout
Prendendo come riferimento l’esplosione di “Little Boy“, la bomba atomica da 15 kilotoni che ha devastato Hiroshima, i ricercatori hanno calcolato che per trovarsi in una posizione sicura, tale da permettere al pollice di coprire effettivamente la nuvola dell’esplosione, occorrerebbe essere a circa 12,6 km dall’epicentro. Questa distanza consentirebbe di evitare gli effetti diretti della deflagrazione, come ustioni e sintomi immediati dell’avvelenamento da radiazioni.
Tuttavia, la vera minaccia è rappresentata dal vento che trasporta la radioattività, in grado di raggiungere anche chi si trova a distanze considerevoli in meno di mezz’ora, se posizionato nella direzione sbagliata. Per ridurre questo rischio, gli studenti suggeriscono di spostarsi lateralmente rispetto alla direzione del vento per almeno 1,65 km, una precauzione che potrebbe diminuire significativamente la probabilità di assorbire dosi letali di radiazioni.
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È importante sottolineare che questa regola empirica perde di efficacia quando si ha a che fare con le moderne armi nucleari, ben più potenti di quelle utilizzate nei calcoli degli studenti. Come evidenzia Ruth McBurney, esperta nel controllo delle radiazioni, la strategia migliore in caso di rischio di “fallout” rimane quella di cercare immediatamente un rifugio adeguato, seguendo le linee guida ufficiali che consigliano di mettersi al riparo senza indugio, stare lontani dalle finestre e seguire le indicazioni delle autorità.
In sostanza, sebbene la regola del pollice di Fallout possa offrire orientamento in situazioni estreme, essa non può sostituire le raccomandazioni degli esperti in materia di sicurezza. Tuttavia, lo studio degli studenti dell’Università di Leicester getta luce su alcuni aspetti scientifici di questa curiosa pratica, contribuendo a una maggiore comprensione delle dinamiche legate alle esplosioni nucleari e alla sopravvivenza in scenari post-apocalittici.