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Behind Her Eyes, una webserie da cui ci aspettavamo di più (RECENSIONE)

Behind Her Eyes è una webserie britannica prodotta da Netflix, tratta dall’omonimo libro di Sarah Pinborough. Composta da 6 episodi, parla dello strano ed inquietante intreccio che vede coinvolti la protagonista, Louise (Simona Brown), il suo amante, David (Tom Bateman), e la moglie di lui, Adele (Eve Hewson).

La serie è presentata come una sorta di thriller psicologico, e per i primi quattro episodi l’intera trama si concentra sul triangolo amoroso dei tre protagonisti. Scopriamo che Louise, divorziata e con un figlio piccolo, soffre di incubi notturni, che David controlla ossessivamente la vita della moglie, e che Adele soffre di una non meglio specificata forma di disturbo da stress post traumatico. La protagonista, oltre a mantenere una relazione con David (che come in tutti i peggiori cliché, è pure il suo capo), decide di instaurare anche un’amicizia con sua moglie, e questa sarà solo la prima di una serie di pessime decisioni che tutti i personaggi di questa serie prenderanno durante lo svolgersi della trama.

Ma prima di continuare: questa recensione NON sarà spoiler free. Potete andare avanti e risparmiarvi sei episodi di nonsense (consigliato dall’autrice di questo articolo) oppure mettere Behind Her Eyes e vedere con i vostri occhi. Io vi avverto: non sarà piacevole. Detto questo, proseguite con la lettura a vostro rischio e pericolo.

Un thriller iniziato malissimo…

Come scritto sopra, per i primi quattro episodi Behind Her Eyes ha tutti gli elementi di un thriller condito con erotismo anni ’90, ma si fa veramente fatica a sorbirsi queste quattro ore. I protagonisti mancano completamente di uno sviluppo personale, parlano e agiscono solo per cliché, e non c’è una vera e propria evoluzione nella trama.

Tutto questo finché non arriviamo al quinto episodio, dove si scopre che Adele ha il potere di fare proiezione astrale, ovvero può uscire dal proprio corpo mentre è in uno stato di trance e far arrivare la sua anima (rappresentata come una sorta di globulo luminoso che nemmeno nei film Pixar perdoneremmo più) in luoghi familiari, per spiare e controllare le persone a suo piacimento. Questa capacità, peraltro, viene insegnata anche a Louise, mentre David continua a fare quello che fa per tutta la serie: la bella statuina con l’accento scozzese.

Ora, gli episodi 5 e 6 sono una montagna russa continua di incredibili rivelazioni, plot twist e dialoghi surreali, ma il problema è che il tutto non funziona, a partire dal fatto che il pretesto dei poteri di proiezione astrale fanno passare in pochissimi minuti Behind Her Eyes dall’essere un thriller sexy ad un horror psicologico sovrannaturale senza nessun nesso logico. Scopriamo che Adele ha un passato oscuro, e che il suo migliore amico e compagno di rehab Rob è stato in qualche modo coinvolto nelle sue losche macchinazioni, per poi sparire misteriosamente nel nulla. Louise si convince che l’amica sia vittima del marito, il peggior terapista di tutti i tempi, e che lei debba in qualche modo salvarla dalle sue grinfie. David, in tutta risposta, non fa che aggravare la sua posizione non facendo niente e non contribuendo in alcun modo allo sviluppo della trama se non minacciando in scozzese.

…E finito anche peggio.

Durante l’ultimo episodio, scopriamo anche che grazie alla proiezione astrale un’anima può scambiarsi con un’altra e prendere possesso del suo corpo. Come se tutto il nonsense in rapida successione non ci avesse traumatizzati abbastanza, apprendiamo grazie ad una serie di salvifici flashback che l’intera vicenda non è stata altro che un elaborato piano di Rob, che si è impadronito del corpo di Adele, e che si impadronisce pure di quello di Louise. In mezzo a tutto questo c’è una sequela imperdonabile di scelte insulse, dialoghi assurdi e cambi di scena senza il minimo senso logico, ma ve la risparmierò, perché la cosa più inaccettabile dell’ultimo episodio è che sembra una palese scopiazzatura di Us, il magistrale horror di Jordan Peele.

In conclusione: Behind Her Eyes è una serie piuttosto fallimentare, che utilizza l’espediente dei plot twist per cercare di vivacizzare la trama e renderla più interessante, senza però riuscirci, anzi, rendendo il tutto assurdo e piuttosto imbarazzante. Il cambio di tono da thriller a horror psicologico è tangibile, ma disarmonico, e si ha come l’impressione che la prima parte della serie sia completamente un’altra cosa rispetto alla seconda. Il tema della proiezione astrale è sicuramente l’aspetto più deludente, perché sarebbe molto interessante, ma viene invece utilizzato solo come semplice espediente per tentare di far evolvere la situazione. I numerosi buchi nella trama e l’incapacità dei personaggi di avere un qualsiasi sviluppo o dare senso al tutto lasciano molti interrogativi dopo la scena finale, primo tra tutti sicuramente “E adesso chi diavolo mi ridarà indietro queste sei ore?”

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Necronomidoll

Divoratrice compulsiva di libri, scrittrice in erba, maladaptive daydreamer. Il Culto Vive.
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