Probabilmente la serie “Gli Anelli del Potere” su Amazon Prime, dedicata alle scritture di J.R.R. Tolkien non sta piacendo a tutti. C’è chi critica l’aspetto narrativo che sembra molto lontano, a tratti, da quello originale; chi non ama la lentezza della narrazione. Ma se ci concentriamo sugli aspetti belli di questo nuovo prodotto? Ce n’è uno che mi ha colpito moltissimo e che voglio condividere con voi.
L’umanità degli orchi è quella cosa che Tolkien voleva ma che Peter Jackson non ha mai mostrato
Secondo me la serie “Gli Anelli del Potere” ha dimostrato un notevole coraggio nell’esplorare aspetti poco conosciuti dell’opera di J.R.R. Tolkien, in particolare per quanto riguarda la rappresentazione degli orchi. Una scena della seconda stagione, terzo episodio, mi ha colpito profondamente: un orco che, per pochi istanti, mostra un tenero attaccamento verso la sua famiglia, suggerendo al comandante Adar di riconsiderare l’entrata in guerra.
Questa scena racchiude una profonda complessità filosofica che permea l’intero legendarium tolkieniano. Nelle sue Lettere, Tolkien stesso si interrogò sulla natura degli orchi, ammettendo che, nonostante fossero difficilmente redimibili, non si poteva escludere completamente la possibilità di una loro redenzione. Accettando la loro esistenza come parte integrante del Mondo, anche gli orchi potrebbero trovare un posto nell’Arda Risanata alla fine dei tempi.
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La presenza di una famiglia di orchi nella serie non rappresenta una mera “umanizzazione”, ma piuttosto un coraggioso tentativo di esplorare le sfumature del pensiero tolkieniano. Inoltre, il fatto che loro abbiano dei nomi propri è una prova tangibile della loro identità come esseri viventi, dotati di una propria individualità. Contrariamente all’interpretazione cinematografica di Peter Jackson, che li vede nascere dal fango per motivi narrativi, il Silmarillion afferma chiaramente che gli orchi “si riproducevano esattamente come i Figli di Ilùvatar“.
Per chi non lo sapesse, Ilùvatar anche detto Eru, è il padre dei Valar, le “divinità” che hanno dato vita a tutte le razze della Terra di Mezzo intonando Ainulindalë (sapete che esiste sul serio?).
In questo senso, “Gli Anelli del Potere” si dimostra più fedele all’opera originale di Tolkien, abbracciando l’idea che ogni essere vivente sulla Terra, compresi gli orchi, sia dotato di una scintilla di umanità. Questa visione universale dell’umanità che trascende le barriere di razza e specie, è un tema centrale nell’opera di Tolkien, magistralmente intessuto nelle sue opere e colto con grande sensibilità dalla serie.
Detto questo, è doverosa una nota a margine: questo non significa che tutta la serie Amazon Prime sia migliore della trilogia. Anzi, è risaputo che sono stati introdotti degli elementi che fanno storcere il naso, sia dal punto di vista narrativo che da quello “politically correct”. Ma bisogna riconoscere che se il fulcro sono gli scritti, allora questo è un bel gol per la serie TV.