83 anni fa ci lasciava Lovecraft: le opere indispensabili per conoscere il Maestro

Il 15 Marzo 1937 si spegneva uno degli autori più talentuosi di tutti i tempi, portando con sé il suo genio ma lasciando a noi comuni mortali un numero incalcolabile di scritti, tra opere di narrativa fantastica, poesie e lettere. Mai nessuno scrittore come Lovecraft ha attirato una folla di discepoli ed imitatori, innumerevoli tentativi di imitazione e di prosecuzione dei mondi da lui creati. Eppure, immaginarci un famoso scrittore circondato da uno stuolo di fan adoranti sarebbe l’immagine meno appropriata per il Maestro: era un uomo schivo, intimidito dalle folle e piuttosto disgustato dallo stato generale dell’umanità, e nonostante la corrispondenza con giovani scrittori e amici conti migliaia di lettere, non aveva quasi nessuna relazione sociale. Sul Solitario di Providence sono state scritte moltissime biografie (la migliore e più esaustiva firmata da S.T. Joshi) e innumerevoli saggi, eppure rimane un personaggio misterioso, e forse tentare di capirlo è possibile solo attraverso i suoi scritti fantastici, immergendoci in quella che Houellebecq definisce “Letteratura rituale”. Noi vi consigliamo tre opere imprescindibili per chi vuole approcciarsi al mondo del Maestro.

Iä! Iä! Cthulhu fhtagn!

ALLE MONTAGNE DELLA FOLLIA

Probabilmente la sua opera migliore dal punto di vista tecnico e stilistico, in questo racconto Lovecraft riversa tutto il suo talento come autore horror, creando un’atmosfera claustrofobica e pesante al limite del sopportabile. Negli anni precedenti alla stesura di questa novella (Lovecraft cominciò a compilarla nel 1931) c’erano state moltissime spedizioni nelle regioni antartiche, e le scoperte portate da quei mondi freddi e lontani erano sorprendenti. Si parlava di buffi animali, temperature assassine… ed enormi, infinite montagne. A tutto questo si ispira il Maestro, che produce la sua opera più rappresentativa, quella che meglio definisce lo stile della sua scrittura e della sua filosofia come autore.

LA MASCHERA DI INNSMOUTH

Sarebbe impossibile scegliere uno solo tra gli innumerevoli racconti che costituiscono i Miti di Cthulhu, ma La Maschera di Innsmouth è un buon punto di partenza per chi vuole affrontare il ciclo più famoso del Maestro. Ci sono tutti gli elementi dell’universo lovecraftiano: Dagon, i mostri che risalgono dagli abissi, antichi popoli blasfemi, Cthulhu, razze aliene…

Il racconto, puramente horror, racconta di una città maledetta e dimenticata sia da Dio che dagli umani, dove il protagonista capita per caso, spinto dalla curiosità destata dai suoi studi accademici (Ma sarà davvero così?). In un crescendo di suspense ottimamente distribuita e rivelazioni allucinanti, Lovecraft ci spinge negli abissi di uno dei suoi racconti meglio elaborati, una novella che racchiude perfettamente gran parte della mitologia lovecraftiana e delle sue orrende divinità…

L’ORRORE DI DUNWICH

Un horror piuttosto atipico per Lovecraft, che rinuncia alle atmosfere claustrofobiche delle case stregate o delle città immerse nella nebbia e nel buio per catapultarci in un fine racconto gotico dove gli elementi della mitologia da lui creata si mischiano alle tematiche delle opere classiche: magia nera, rituali arcani, strane credenze pagane e stregoni popolano Dunwich, villaggio che si raggiunge solo “Quando un viaggiatore, nel Massachusetts del centro-nord, prende la strada sbagliata al bivio del Picco di Aylesbury, subito dopo Dean’s Corner”. Nel racconto appare anche in tutta la sua pericolosità il Necronomicon, lo pseudobiblion fondamentale nell’universo lovecraftiano, di cui apprendiamo il reale scopo della sua esistenza.

Ci sarebbero altre opere indispensabili per comprendere il Maestro, ma per ora vi lasciamo a queste, che senza dubbio vi faranno venire voglia di leggere Lovecraft con ancora più entusiasmo. E ricordatevi: il Culto Vive.

Necronomidoll

Divoratrice compulsiva di libri, scrittrice in erba, maladaptive daydreamer. Il Culto Vive.
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