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Studio Ghibli: tutto sulla casa del fantastico di Miyazaki, dai film al potere delle sue donne

Piccole chicche sulla fabbrica di meraviglie per eccellenza

Oggi parliamo dello Studio Ghibli, casa di produzione nipponica che ha segnato la storia del lungometraggio animato. Fondato nel 1985 da Hayao Miyazaki e Isao Takahata e nel corso degli anni ha dato alla luce pellicole indimenticabili che sono entrate a far parte della cultura popolare, in patria e non solo. Non a caso, le produzioni che portano il marchio giapponese sono da poco approdate su Netflix, facendo riscoprire ad appassionati e non, la magia e la genuinità tipica di queste opere indimenticabili.

Tra questi Il mio vicino Totoro, Principessa Mononoke e La città incantata, pellicola che vinse l’Oscar al miglior film d’animazione nel 2002.

Ma oltre a consigliarvi caldamente la visione di questi film perché lo Studio Ghibli è così speciale e memorabile? Ecco qualche curiosità per i più appassionati e per i neofiti.

Miyazaki e il cielo

Hayao Miyazaki ama il cielo e gli aerei, anche grazie al padre, ingegnere aeronautico. Guardando le sue pellicole questo tema è molto ricorrente.

Ad esempio in Porco Rosso, ambientato in Italia nel periodo tra le due guerre mondiali, un misterioso pilota di aerei dalle sembianze di maiale è il terrore dei pirati del Mare Adriatico.

In Laputa – il Castello nel Cielo ci troviamo in un isola sospesa nell’aria (che rimanda nel nome all’isola visitata da Gulliver nel romanzo di Swift).

In Si alza il vento, un biopic sul grande progettista di aerei che diede vita ai Mitsubishi A6M Zero, tristemente noti per essere stati utilizzati dai kamikaze durante la seconda guerra mondiale.

I simboli dello Studio Ghibli

Il nome dello studio deriva dal nome che, durante la Seconda Guerra Mondiale, i piloti italiani in Nord Africa diedero ad un vento caldo del deserto del Sahara, ed è anche il nome usato per indicare i loro aeroplani da ricognizione. A proporre il nome fu lo stesso Miyazaki:

Facciamo soffiare un vento caldo nel mondo dell’animazione giapponese.

Totoro, simbolo dello studio, è la fusione tra un orso, un procione e una talpa e il suo mese è maggio. Le due protagoniste sono legate particolarmente a questo mese, la piccola Mei prende il nome da May (maggio in inglese) mentre Satsuki significa maggio in giapponese.

 

Scene controverse targate Studio Ghibli

In riferimento a Si alza il vento, la Japan Society for Tobacco Control segnalò il film perché il protagonista e alcuni personaggi fumano durante la pellicola. L’episodio più discusso è quello in cui il protagonista fuma in casa accanto alla moglie malata di tubercolosi.

Il ritiro di Miyazaki e l’ultimo film: Quando c’era Marnie

L’ultimo film dello studio è del 2014 ed è stato distribuito in Italia come Quando c’era Marnie. La regia non è affidata a Miyazaki, ma a Hiromasa Yonebayashi, il quale prende ispirazione da un omonimo romanzo inglese e lo adatta in una moderna città giapponese, Hokkaido.

Questo è l’ultimo film prodotto dallo Studio Ghibli prima del ritiro dalle scene del maestro Miyazaki, annunciato alla Mostra cinematografica di Venezia nel 2013. Ma attualmente sta lavorando su un nuovo film con il figlio Goro, Voi come vivete?  che molto probabilmente uscirà nel 2021.

 

Lo Studio Ghibli è da sempre sinonimo di creatività, crescita e fantasia. Uno studio delle meraviglie che ha dato nuova linfa al linguaggio cinematografico mondiale. Una visione imprescindibile per i sognatori di tutte le età.

Nel vivo dei film dello Studio Ghibli

Aprile inizia con il botto per gli appassionati di animazione giapponese, con Netflix che ha appena messo a disposizione sul suo catalogo gli ultimi 7 film d’animazione mancanti dello Studio Ghibli.

Tra questi ci sono sia opere più conosciute che perle da scoprire. L’occasione è propizia per parlarvene un po’.

  • IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL

Questo film, uscito nel 2004, è immediatamente diventato uno dei più famosi dello Studio

L’ambientazione quasi onirica, dove tecnologia e magia convivono in uno scenario che ricorda le città europee di inizio ‘900 rendono questo film un’opera d’arte animata, ma il vero fascino appartiene ad Howl, il potente mago protagonista della storia e proprietario di un meraviglioso castello semovente, dove abita un demone del fuoco e dove abiterà anche l’eroina del film, Sophie.

Per quanto questo film sembri apparentemente una storia d’amore in un mondo magico, il messaggio che Miyazaki vuole dare al suo pubblico è molto più profondo: da pacifista, si oppose strenuamente alla guerra in Iraq promossa dagli USA, e utilizzò l’espediente de Il Castello Errante di Howl per lanciare un avvertimento: il conflitto non è mai giustificabile, le guerre causano solo dolore.

Quello che salva Howl da se stesso e il regno da una guerra lacerante sono l’amore e la compassione, che sono le due caratteristiche principali della protagonista Sophie, eroina femminista e determinata che rifiuta di accettare un mondo che pensa solo al guadagno e al profitto, e che riesce a dimostrarsi, nonostante l’età e la fragilità, la forza trascinatrice di tutta la storia.

Accettare il mondo per come è in modo passivo è dannoso, ci dice Miyazaki. Quello che è importante è essere determinati ad essere migliori e cercare di cambiare le cose, anche nel nostro piccolo.

  • PONYO SULLA SCOGLIERA

Questa fiaba delicata ma al tempo stesso potentissima è in assoluto il capolavoro simbolista dello Studio Ghibli.

La storia parte da un bambino, Sosuke, che trova un pesciolino rosso, e decide di prendersene cura. Da questa semplicissima premessa si sviluppa una storia d’amore grandissima, che parla dell’Amore quello vero, puro, incondizionato.

Il simbolismo in questo film è presente in ogni scena, soprattutto in quelle più quotidiane, e se dovessimo parlarne a fondo, l’articolo non finirebbe più: ma gli elementi più importanti sono quelli naturali, la scogliera, simbolo di sospensione tra il regno terrestre e quello marino, il vento che alza le onde e avvicina il mare alla terra, e soprattutto l’ibridismo, cioè la condizione di Ponyo, in costante evoluzione e tensione tra la sua natura originaria e quella desiderata.

Un altro tema fondamentale è quello della crescita, soprattutto per il protagonista Sosuke, che matura grazie all’amore che riceve ma soprattutto grazie a quello che si dimostra in grado di dare.

Una fiaba meravigliosa sia per i più piccoli che per i grandi, che ricorda più un racconto mitologico che una storiella per bambini. Imperdibile.

  • SI ALZA IL VENTO

Sicuramente il film più intimo di Miyazaki (e anche l’ultimo, almeno finché non ha annunciato di essere tornato alla regia con un film che uscirà nel 2021) e uno dei più poetici, in quest’opera il regista mette tutto l’amore e la passione per uno dei temi a lui più cari: il volo.

La storia parla dell’ingegnere che ideò i famosi caccia Mitsubishi A6M, detti Zero, Jiro Horikoshi.

Fin da bambino, Jiro sogna di diventare un pilota, ma la sua miopia glielo impedisce. L’incontro con l’ingegnere aeronautico Giovanni Battista Caproni, avvenuto in sogno, lo spinge a diventare a sua volta un progettista di aeroplani.

Il film ha suscitato parecchie controversie in Giappone, dove il tema del secondo conflitto mondiale è ancora piuttosto delicato, e lo stessa regista ha ammesso di aver avuto molte difficoltà nello scriverlo, proprio per i suoi ideali pacifisti, che andavano in ampio contrasto con l’esaltazione del protagonista.

Ma Miyazaki non ha voluto fare apologia di un eroe di guerra, bensì di un sognatore, un idealista che non voleva altro che creare qualcosa di bello e perfetto.

Lo stesso protagonista è in profonda contraddizione con se stesso, consapevole che le sue creazioni porteranno morte e distruzione, ma incapace di rinunciare alla loro bellezza e al suo desiderio nel disegnarle.

Nei dialoghi onirici con Caproni, il tema dell’arte e del dualismo della moralità è ampiamente affrontato.

E pazienza se per i critici e i benpensanti questo film è moralmente scorretto: rimane uno dei capolavori dello Studio, quello più esplicativo del regista e anche uno dei più poetici. Con buona pace di chi non riesce a distinguere l’arte dalla morale comune.

  • QUANDO C’ERA MARNIE

Uno dei film d’animazione più innovativi a livello di narrativa, sicuramente fuori dal comune anche per i canoni dello Studio.

Solitamente ci immaginiamo il protagonista impegnato in conflitti con il mondo che lo circonda, o in imprese titaniche: in questo film la protagonista, Anna, è in lotta con un nemico invisibile ma immenso: la sua testa. Anna è un personaggio depresso, e ne è perfettamente consapevole.

Il mondo attorno a lei è come coperto da un velo che ingrigisce e intristisce tutto quanto, e lei non riesce a sollevarlo né a liberarsene.

È in conflitto con la dimensione mentale e corporea di se stessa, e nonostante l’affetto che la circonda, si sente sola e incompresa.

Un altro tema inusuale (almeno per l’animazione occidentale) è quello del lutto, che in questo film viene affrontato in modo delicato ma profondo.

Si parla di perdita, di dolore, di accettazione, e le sfumature questa volta non appartengono all’ambiguità sogno/realtà, ma piuttosto al conflitto tra una mente ferita e il mondo che continua ad andare avanti.

Marnie è una storia dolorosa, ma non lugubre: la protagonista, come tutte le eroine di Miyazaki, è forte, e trova un’alleata fondamentale nella misteriosa Marnie, che la accompagnerà attraverso l’accettazione di se stessa e della propria storia.

Forse un film sottovalutato, ma immenso nella complessità delle emozioni e delle sensazioni che vuole trasmettere.

  • POM POKO

Dalla mente geniale di Isao Takahata arriva un film che racchiude tutti i temi più cari al compianto regista giapponese: la tradizione mitologica giapponese e l’importanza dell‘ecologia.

Siamo alla fine degli anni ’90, e la tecnologia sta prendendo il sopravvento sulla Natura.

I Tanuki, leggendari esseri simili a procioni parte dell’immenso pantheon giapponese, si trovano costretti ad indietreggiare sempre di più di fronte all’inesorabile avanzata dell’uomo, che distrugge i loro habitat e ignora la loro esistenza.

Incapaci di accettare la loro scomparsa e di adattarsi, un gruppo di irriducibili Tanuki ricorrerà a misure drastiche pur di resistere alle angherie degli umani…

L’atmosfera surreale, quasi assurda, e la presenza massiccia dei simboli della tradizione giapponese rendono Pom Poko uno dei film più eccentrici dello Studio, almeno per noi occidentali.

Se il tema principale del film è il messaggio di stampo ecologico, uno dei motivi per cui quest’opera è davvero magnifica sta proprio nella sua atmosfera, che quasi si contrappone allo scenario quotidiano e familiare di Totoro, dove tutto era molto rurale e tranquillo.

I Tanuki di Pom Poko, invece, sono battaglieri. Non accettano alcun tipo di cambiamento né di compromesso; rivogliono il loro posto nel mondo e nella spiritualità degli esseri umani. Quello che li ferisce e li uccide non è l’odio degli umani: è la loro indifferenza. Ma più di tutti, ci suggerisce Takahata, è la perdita della memoria.

Immaginate se un bambino guardasse Pom Poko tra trent’anni e non riconoscesse animali che per noi sono ancora familiari, come i procioni o le volpi. Questo tipo di futuro vale costruire qualche casa in più e abbattere i loro habitat?

  • LA COLLINA DEI PAPAVERI

Uno dei lavori “minori” dello Studio, diretto da Goro Miyazaki, figlio di Hayao, questo film tratta con delicatezza i temi della crescita e dell’adolescenza.

A differenza della maggior parte dei lavori dello Studio, La Collina dei Papaveri non presenta alcun elemento soprannaturale né onirico, e presenta una trama ben più complessa rispetto a ciò che ci aspetteremmo dal marchio StudioGhibli.

Completamente immerso nel realismo, il film è ambientato nel 1963, a Yokohama, l’anno prima dei Giochi Olimpici, e segue le vicende di due ragazzi, l’energica Umi e il sensibile Shun.

La loro è un’unione piuttosto tormentata, dove i sentimenti rimangono sospesi in una dimensione piuttosto ambigua, in attesa di poter maturare e sbocciare appieno. I temi affrontati nel film sono parecchi: la guerra, l’avanzamento tecnologico, la crescita, la formazione personale.

Se ne ricava un film piuttosto atipico, ricco di splendidi dettagli, come la scenografia e l’atmosfera serena tipica dei film Ghibli, ma anche piuttosto difficile da inquadrare, proprio perché si discosta abbastanza palesemente dai classici canoni dello Studio.

Il film ha ricevuto un’accoglienza piuttosto fredda, ma nonostante non possa essere considerato un capolavoro, vale la pena dare un’occhiata per la splendida scenografia e per l’atmosfera quasi sognante che permea tutta la pellicola.

Adatto per chi cerca un film d’animazione più maturo e realistico, e per chi ha voglia di un po’ di romanticismo drammatico

  • I SOSPIRI DEL MIO CUORE

Un titolo più poetico ed evocativo era quasi impossibile da immaginare per un film del genere, completamente incentrato sull’amore e sulle sue sfumature.

Piuttosto sottovalutato, soprattutto dal pubblico occidentale, il film è un piccolo gioiello dello Studio, firmato da un autore quasi sconosciuto, Yoshifumi Kondo, all’epoca considerato il naturale successore di Miyazaki e Takahata.

Sfortunatamente, Kondo morirà tre anni dopo il debutto de I Sospiri del mio Cuore, per aneurisma. Il film tratta le vicende di Shizuku e Seiji, due compagni di scuola accomunati da un animo profondo e sensibile. La loro storia è ostacolata dalla scelta di Seiji di trasferirsi in Italia per due mesi per imparare il mestiere del liutaio.

Questo manderà profondamente in crisi Shizuku, che per dimostrare al suo amato e a se stessa che è pronta ad abbandonare i suoi modi infantili, cercherà di applicarsi nel suo campo artistico, la scrittura, e di maturare attraverso esso.

Anche in questo film si parla di sogni, ma si tratta dei sogni che portiamo nei nostri cuori fin da bambini, quelli che definiscono il nostro carattere e che costituiscono i nostri desideri più intimi.

Il tema principale è ovviamente quello della crescita, ma una delle prospettive più interessanti e sottovalutate del film è l’importanza del sogno per la protagonista, Shizuku.

Mentre Seiji riesce a realizzarsi facendo qualcosa di concreto, anche a costo di sacrificare temporaneamente il suo amore, Shizuku si trova ancora persa a metà tra il suo sogno di diventare scrittrice e la sua inesperienza.

Scrivere un romanzo in due mesi è un’impresa impossibile (fidatevi dell’autrice di questo articolo), specialmente per chi è alle prime armi.

E così lei affida tutta la sua ispirazione ad una storia fantastica, quella di una statua raffigurante un gatto antropomorfo, Baron, e del suo amore perduto.

Questa fiaba nella fiaba rappresenterà un momento di epifania per Shizuku che sostenuta anche dall’amore di Seiji, compirà il suo percorso di crescita, anche se in modo diverso da come lo aveva immaginato.

Donne dello Studio Ghibli: perché sono da amare (di Al_Ninten)

Molti dei miei film hanno forti protagoniste femminili – donne coraggiose ed indipendenti che non pensano una seconda volta a combattere per le loro credenze con tutto il cuore.

Avranno bisogno di un amico o di un sostenitore ma mai un salvatore.

Così Hayao Miyazaki, regista che tutti conosciamo per capolavori come Princess Mononoke e Si alza il vento, spiega l’essenza della figura femminile nei suoi film. Una figura non Disneyana, che non aspetta il principe azzurro ma piuttosto si rimbocca le maniche e agisce, con la forza che una donna possiede. E non è poca.

Due sono le protagoniste, soprattutto, che incarnano questo ideale: Nausicaa e San, rispettivamente di Nausicaa della valle del vento e Princess Mononoke.

I due film non solo rappresentano il trionfo della Natura sull’uomo (tema molto caro al regista, insieme all’aviazione e all’Italia), ma anche quello della donna, che da misera e sottomessa all’uomo si trasforma in una salvatrice combattente.

Sia Nausicaa che San devono lottare per ciò in cui credono, per salvare ciò che amano.

Che non è, come si potrebbe pensare, un uomo, ma la Natura stessa, un bene superiore che, in entrambi i film, non viene rispettato ma bensì maltrattato e distrutto.

Ed entrambe lo faranno con la forza che possiedono, fisica nel caso di San e la gentilezza in quello di Nausicaa. Le forze di una donna, che è capace di usare entrambe per lottare e proteggere. Vorrei però soffermarmi su Princess Mononoke. Abbiamo parlato di San, ma nel film dello Studio Ghibli esistono altre figure femminili forti: l’antagonista Eboshi.

Eboshi è la padrona della città che fa da sfondo alla vicenda, una donna che non esita a distruggere addirittura un Dio per i suoi scopi ma che dimostra, allo stesso tempo, una gentilezza nei confronti delle altre persone straordinaria.

Lei è la vera forza portante della città, che la fa andare avanti, e anche lei lotta per i suoi ideali, esattamente come San. Due facce della stessa medaglia, che si completano a vicenda. Non a caso sono acerrime nemiche.

Persino nei film in cui le protagoniste femminili necessitano di una figura maschile per poter risolvere un loro problema (quindi si affidano ad essa) dimostrano lo stesso coraggio di San e Nausicaa.

E’ il caso di Haru e Sophie, le due protagoniste de La ricompensa del gatto e Il castello errante di Howl.

Nonostante in entrambi i casi sono gli uomini a rubare la scena (anzi, nel primo caso, un gatto!) sia Sophie che Haru riescono a dimostrare la loro forza con le parole, non appoggiandosi a nessuno.

E una menzione d’onore la merita la giovane Fio Piccolo di Porco Rosso, perché un meccanico donna nel 1929 in Italia dove la trovate?

Insomma, nei “Miyazaki film” la donna rappresenta la forza che l’umano possiede, che riesce a convivere con la Natura senza distruggerla. Una figura meravigliosa, quasi fantastica per certi versi, che merita di essere ammirata e studiata per capire come vivere meglio.

Soprattutto mi rivolgo alle giovani donne: le invito ad apprendere come basti davvero poco per essere forti. Non con la mera violenza fisica ma con il coraggio. E questo, mie care, non potrà togliercelo nessuno. Parola di Studio Ghibli.

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Necronomidoll

Divoratrice compulsiva di libri, scrittrice in erba, maladaptive daydreamer. Il Culto Vive.
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