L'Editoriale

James Gunn: chi è senza peccato scagli la prima pietra

Il regista di Guardiani della Galassia mandato a casa a causa di vecchi tweet di cui si era già scusato e ripescati dagli attivisti pro Trump. Quanto fa paura il presidente all'industria dell’entertainment?

Di recente, un nostro affezionato lettore ci ha chiesto come mai non avessimo detto ancora niente sul caso del licenziamento di James Gunn dalla Disney.

Ebbene, la notizia piomba dai media internazionali come un fulmine a ciel sereno e proprio per questo, va colta con cautela se non con le dovute precauzioni.

Il fattaccio succede venerdì scorso quando Walt Disney Company interrompe bruscamente i rapporti professionali con il regista e sceneggiatore di Guardiani della Galassia. Le riprese per il terzo film della saga, sarebbero dovute iniziare questo autunno; i primi due titoli sui Guardiani (“volumi”, pardon) hanno incassato circa 1,6 miliardi di dollari – una cifra che non è certamente di poco conto.

Ma ciò che ha concluso la carriera nella grande D di James Gunn, non è stata la prestazione lavorativa (come di solito accade) ma il suo status precedente all’esperienza Marvel; oltre ad essere stato un regista di serie B, rinomato leone da tastiera e provocatore – per sua stessa ammissione – Gunn ha terminato il suo periodo alla Disney a causa di alcuni Tweet che avrebbe pubblicato tra il 2008 e il 2009.

Alcuni dei commenti poco felici che incriminano James Gunn
Alcuni dei commenti poco felici che incriminano James Gunn

I commenti si riferiscono a delle “battute” con cui il regista si era già reso famoso in quel periodo. Si tratta per lo più di freddure molto “dark” sulla pedofilia mentre temi come stupro, Aids, 11 settembre e l’olocausto vengono esposti con un tono goliardico proprio dell’immagine irriverente allora coltivata dal regista e ravvisabile in parte nei dialoghi dei suoi personaggi. La Disney, nella figura di Alan Horn, risponde etichettando l’ex dipendente con il termine “indifendibile”.

Il punto sul James Gunn – Gate

La domanda, allora, sorge spontanea: ma la compagnia era già a conoscenza del singolare passato di Gunn? La ragione non può che essere facile, ovvero, si stava ignorando il curriculum “social” del regista.

Ciò che apparentemente avrebbe indotto la Disney a premere il grilletto, sono stati i Tweet di Mike Cernovich, esponente dell’estrema destra americana e figura di riferimento nei casi pizzagate / infowars, che ha riportato alla luce le vecchie battute di Gunn suggerendo, in modo molto strategico, un’immediata presa di posizione a casa Topolino.

“Come può la Disney lasciare che questo individuo lavori attorno ai bambini? Come sai che sono solo battute?”

Anche se i Guardiani della Galassia è recitato da adulti, la polemica sollevata da Cernovich arriva al punto quando dichiara in toni minacciosi che <<Gunn è solo il primo di una lista di potenziali bersagli siccome dispongo di almeno altri 100 nomi licenziabili (legati ai post sulla pedofilia su Twitter).>>

Le mie parole di quasi dieci anni fa erano, all’epoca, dei tentativi infelici e completamente falliti di essere provocatorio. Da allora me ne sono pentito non solo perché erano stupidi, per niente divertenti, terribilmente insensibili e sicuramente non provocatori come avevo sperato, ma anche perché non riflettono la persona che sono oggi o che sono da un po’ di tempo. Nonostante il tempo passato, capisco e accetto le decisioni lavorative prese oggi. Anche dopo tutti questi anni, mi assumo la completa responsabilità per il mio comportamento di allora. Tutto quello che posso fare adesso, oltre ad offrire le mie scuse più sentite e sincere, è cercare di essere un essere umano migliore che accetta, comprende, si impegna per l’uguaglianza ed è molto più consapevole delle proprie esternazioni pubbliche e dei proprio obblighi nei confronti del dibattito generale.  A tutti quelli che lavorano nel mio settore e agli altri, offro di nuovo le mie scuse più sentite. Vi voglio bene

Questa è la dichiarazione ufficiale di James Gunn a seguito del licenziamento; chiude il caso solo apparentemente dato che in realtà, tanti – forse troppi – sono gli scheletri nell’armadio da tirare fuori per avere un’ottica completa dell’accaduto.

Infatti, la Disney è proprietaria anche della ABC, il network che il mese scorso ha licenziato la comica trumpista Roseanne Barr in seguito ad un tweet che comparava una collaboratrice di Obama ad una scimmia. E l’affaire Gunn, apertamente critico del presidente Trump, sembra anch’esso collegato all’attuale situazione politica.

L’intento di Cernovich acquista così un’ottica di rappresaglia nei confronti dell’azienda. E non a caso perché indagando, scopriamo che il troll custodisce dei legami a Breitbart News e Steve Bannon, famigerato per le campagne di disinformazione e diffamazione di esponenti politici e giornalisti avversi a Trump.

Cernovich inoltre, è un personaggio di spicco della manosphere, i gruppi misogini del neo maschilismo in rete; ha avuto precedenti penali per violenza carnale nei confronti della ex moglie mentre, durante la stagione elettorale, fu capofila di una campagna di bufale su un presunto giro di pedofili gestito da Hillary Clinton.

Insomma, non si tratta esattamente di una carriera coerentemente allineata con la paternale rinfacciata a Gunn e dunque, anche ai rispettivi datori di lavoro. Malgrado questo, la Disney ha immediatamente chiuso la porta in faccia al regista di Guardiani della Galassia, forse e anche perché il caso è esploso durante un momento di delicata trattativa dello studio per l’acquisizione della Fox, un mega merger per cui avrà bisogno del placet dell’amministrazione Trump. 2 + 2 = 4

Lungi dal giustificare James Gunn per i suoi commenti poco felici, è chiaro come la situazione assuma un aspetto meno personale nei confronti dei trascorsi del direttore cinematografico e più “obbligato” rispetto alla necessità della Disney di apparire quanto più a-politica sia possibile.

Il sospetto, allora, è che questa mossa sia stata dettata dalla convenienza politica più che da un ponderato ragionamento sul provvedimento da prendere nei confronti dell’indisciplinato.

Un sospetto alimentato da un fatto analogo e recente: pare che Dan Harmon, co-creatore di Rick & Morty, sia finito nell’occhio del ciclone a causa di un video satirico risalente al 2009 in cui “violentava” un bambolotto, in una pesante parodia della serie tv Dexter.

Ricomparso su 4chan, il video è rimbalzato a quegli stessi attivisti che si sono prodigati per il licenziamento di Gunn, specialmente sulla pagina Reddit dedicata a Donald Trump: The_Donald.

Numerosi gli attestati di solidarietà verso l’ex regista da parte innanzitutto del cast dei suoi film a partire da Dave Bautista, Zoe Saldana e Chris Pratt che scrivono:

James Gunn: chi è senza peccato scagli la prima pietraJames Gunn: chi è senza peccato scagli la prima pietraJames Gunn: chi è senza peccato scagli la prima pietra Una petizione per chiedere la sua riassunzione ha raccolto più di 250 mila firme in meno di 24 ore. Molti a Hollywood si sono detti preoccupati di una decisione con forti ricadute sulla libertà di espressione in un sistema che pretende di passare al vaglio le attività “social” dei propri autori.

Ma la morale della favola non può che essere una: il karma ha punito, forse giustamente, James Gunn il cui behaviour fuori luogo non ha davvero aiutato.

Nel frattempo, rimane e non si può negare la nascita di un precedente molto pericoloso nell’industria che consente ai settori della Alt Right di festeggiare e di vantare di una PRESUNTA vittoria “culturale” contro il “nemico Hollywood”…

Da aggiungere all’opera di destabilizzazione mediatica già attuata con le campagne di fake news sulla politica.

Se vi sembra di vivere in 1984, non siete completamente pazzi. E’ un mondo in cui le parole sono realmente più letali di un’arma. Ragazzi, facciamo attenzione e nutriamo il nostro cervello con le dovute contromisure.

Dave

Atipico consumatore di cinema commerciale, adora tutto quello che odora di pop-corn appena saltati e provoca ardore emotivo. Ha pianto durante il finale di Endgame e riso per quello di Titanic. Sostiene di non aver bisogno di uno psichiatra, sua madre lo ha fatto controllare.
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