Videogiochi e Gaming

Intelligenze artificiali: il predominio è vicino?

Ovvero: quando l'uomo perde il primato contro la macchina, è l'inizio della fine?

Per moltissimo tempo, addirittura decenni, abbiamo avuto a che fare con un grosso tema: le intelligenze artificiali che danneggiano gli esseri umani.

L’ascesa delle macchine: il mito

Questo, assieme alle sue mille variazioni, è uno scenario che è stato preso e ripreso più volte nel campo dell’intrattenimento, già dai tempi in cui l’informatica era una disciplina giovane e rudimentale.

Sicuramente gli esempi più eclatanti sono famose pellicole come Terminator, Io Robot (a sua volta comunque una trasposizione cinematografica dell’opera dell’immortale Isaac Asimov ) e 2001 Odissea nello Spazio.

Tuttavia nonostante per molti versi lo si possa considerare obsoleto, il soggetto non è mai tramontato. Forse per la sua familiarità con aspetti psicologici umani molto importanti, come il complesso di Edipo?

In ogni caso di certo questi mondi immaginati non potevano destare dubbi sulla loro inconsistenza in periodi storici in cui il calcolatore elettronico faticava ad espletare le sue funzioni più semplici.

Intelligenze artificiali: la realtà di oggi

Oggi però il mondo è cambiato e l’intelligenza artificiale ha lasciato i libri ed i film ed è entrata prepotentemente nella realtà. A ben documentarsi sembra che i progressi compiuti da questa tecnologia siano stati giganteschi in questi ultimi anni, basati principalmente sul progressivo raffinamento del processo di apprendimento. Esso è stato migliorato progressivamente fino al grande salto di essere  modellato sulla base del funzionamento del cervello umano .

Il prossimo passo è quello, già in fase di studio e testing, di fare si che le intelligenze artificiali si automigliorino o, ancora meglio, che imparino loro stesse come scrivere programmi.

Questa realtà semisconosciuta ma dal grande impatto sulla nostra vita ha fatto capolino anche nel mondo videoludico.

Dopo gli scacchi, la dama e Jeopardy, ora le intelligenze artificiali si occupano di videogiochi. E lo si è visto all’attuale famosissimo torneo “The International” di Dota 2, quando il famoso Dendi è stato battuto uno contro uno al suo gioco preferito da un’intelligenza artificiale chiamata OpenAI (qui il video per i curiosi).

Il futuro dell’AI nei videogiochi

Ma non è finita qui, perchè è arrivato l’annuncio (sinistro?) di futuri sviluppi: pare infatti che Google stia cercando di “addestrare” il suo colosso DeepMind per giocare a StarCraft 2.

Ciò sarà possibile grazie alla collaborazione di Blizzard e ad un database messo da loro a disposizione, composto di dati provenienti da sessantaquattromila partite.

A quanto pare quindi le intelligenze artificiali si stanno adattando ed evolvendo per adempiere a compiti sempre più complessi.

Per chi si sta già preoccupando di costruire un bunker sotterraneo per ospitare la ribellione contro il dominio delle macchine, è forse meglio specificare che non è il caso, almeno per il momento: ricordiamo infatti che le intelligenze artificiali sono ottime ad imparare velocemente attraverso un processo empirico basato sull’errore, e che la loro efficienza è tanto maggiore quanto il compito loro assegnato è specifico.

In poche parole, un cervello elettronico che impara da solo e bravo a fare tutto, quindi in tutto simile al nostro, è ancora ben lontano da venire.

A quel punto, certo, poveri noi!

Joliet Jake

Nato in una assolata e ridente (?) valle ai confini con la Svizzera, Joliet Jake sfruttò, dalla nascita, questo profluvio di orologi e cioccolato per la sua crescita. Un’errata proporzione nel mix ottenne lo straordinario risultato di farlo arrivare sempre in ritardo e di dipendere dal cioccolato per la propria sopravvivenza. Informatico per passione, ha molti interessi e mirabilmente riesce a fallire in tutto in modo omogeneo. Autore di testi di vario genere per formazione e velleità, si prodiga nella redazione di castronerie astrali. Vi conviene leggere i suoi scritti prima che scompaia ed il suo genio venga riconosciuto postumamente da archeologi in cerca di reliquie letterarie(digitali) di alto lirismo. Che però saranno convinti che la lingua dei testi sia il turcomanno antico.
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