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Blue Whale: la risposta italiana arriva da due psicologhe

Che sia una bufala o meno, in questi giorni non si fa altro che parlare di Blue Whale; da quando è stato oggetto di un servizio de Le Iene il 14 maggio scorso, il macabro gioco che inneggia alla sofferenza e al suicidio è sulla bocca di tutti.

Ma a quanto pare noi italiani arriviamo sempre tardi: infatti sembra che questa falsa notizia sensazionalistica giri per il web dal novembre 2015.

Blue Whale

Che cos’è il Blue Whale?

Il gioco perverso pare sia partito dalla Russia, da uno studente di psicologia, Philip Budeiki, arrestato nel novembre 2016 per istigazione al suicidio. Il nome deriva dallo spiaggiamento delle balene che, lasciandosi andare a riva, trovano la morte.

Si tratta di un gioco pericoloso, che mira a distruggere fisicamente e psicologicamente chi vi prende parte; consiste nel contattare un Master tramite un messaggio contenente Hashtag specifici, come #F57 o #i_am_a_whale, e farsi introdurre al gioco; il Master propone quindi una sfida in 50 passi, dalla quale non ci si può sottrarre, pena la ritorsione contro amici e parenti; questi passi consistono in prove sempre più macabre da svolgere all’oscuro dei genitori ma, ovviamente, testimoniate da foto, video ecc … da postare sui social.

La strategia è aumentare il senso di isolamento degli adolescenti, spingerli a provare emozioni negative e compiere atti di autolesionismo. Si inizia procurandosi dolore, incidendosi sulla pelle simboli che rimandano al gioco (come una balena, un SI, la frase I am a Whale, o la scritta F57), per proseguire con il non parlare con nessuno per una giornata intera, e altre simili amenità. Tutto questo serve per piegare la volontà, già evidentemente fragile, delle vittime e portarle al gesto estremo: l’ultimo passo consiste, infatti, nel togliersi la vita gettandosi dal tetto dell’edificio più alto raggiungibile. Il tutto ovviamente documentato.

Blue Whale

Il fenomeno

Non abbiamo idea se l’origine del gioco sia vera oppure, cosa assai più probabile, una leggenda metropolitana; quello che è certo è che dopo il servizio de Le Iene e il conseguente tam-tam mediatico, tra gli adolescenti si sono registrati numerosi casi di emulazione. La maggior parte di questi si è risolta per il meglio, ma il fenomeno è preoccupante: se da un lato troviamo ragazzi bisognosi di un aiuto psicologico per affrontare quello che è il periodo più complicato della loro vita, dall’altro vi sono non solo i Master, pronti ad istigare all’autolesionismo e al suicidio, ma anche, e soprattutto, predatori sessuali, cyberbulli, catfish pronti ad adescare giovani vittime, sfruttando il fenomeno.

Happy Dolphin, la risposta italiana al Blue Whale

Noi del Bosone condanniamo tutto ciò e vogliamo promuovere un’iniziativa tutta italiana in risposta alla balena blu; due psicologhe, Ilaria Riviera e Roberta de Angelis, hanno lanciato il gioco Happy Dolphin: una challenge di trenta giorni che mira ad aumentare il benessere, l’autostima e le relazioni sociali di ognuno di noi.

Blue Whale

È sufficiente iscriversi qui e seguire le regole del gioco che ogni giorno verranno inviate via mail, sotto forma di piccole prove, del tutto innocue, come scrivere su un foglio tutte le cose che si sanno fare, per focalizzarsi su ciò che di positivo abbiamo in noi.

Ognuna di esse dovrà essere documentata tramite condivisione sui social, con gli hashtag #happydolphin e #sfidadei30giorni in modo da coinvolgere più persone possibili e condividere la felicità!

Blue Whale: la risposta italiana arriva da due psicologhe

Fatelo anche voi! Perché ognuno ha il diritto di essere felice, o per lo meno di credere che sia possibile, nonostante tutto; e se non possiamo dare un aiuto concreto, possiamo almeno dare il buon esempio.

We are not whales, we are dolphins!

 

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