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Rod Serling: l’uomo “Ai confini della realtà”

Se il nome Rod Serling uscisse in un qualsiasi test di associazione di parole, tutti negli Stati Uniti risponderebbero automaticamente Ai confini della realtà, a dimostrazione di quanto quel nome è connesso alla sua creatura. Ma durante gli anni Cinquanta, prima della storica serie, quel nome chiamava alla mente connessioni di tutt’altra natura. Serling era considerato un membro di quella piccola élite di scrittori giovani e innovativi che stavano ridefinendo la televisione come una forma drammatica; un’arte il cui realismo superava quello del cinema e la cui immediatezza competeva con quella del teatro. Per pubblico e stampa, Serling era visto come l’equivalente televisivo di Arthur Miller e Tennesse Williams. Un cronista lo paragonò addirittura a Sofocle.

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La sua decisione, nel 1959, di dedicare tutte le sue energie a una serie settimanale di fantascienza causò quindi un vero e proprio shock.

“Abbandonare la scrittura di lavori per la PlayHouse 90, un importante e conosciuta serie di film tv, per creare episodi settimanali di trenta minuti”, osservò Rod Serling, “era come se Stan Musial avesse lasciato il San Louis per allenare la terza base in una piccola lega di baseball”. Più che di una differenza di dimensioni, si trattava però di un radicale cambiamento  di genere: sembrava che Serling avesse deciso di farla finita con i suoi commenti sulla condizione umana per andare a giocare in un prato di margherite. In termini di  importanza letteraria, la fantascienza era infatti considerata tre gradini sopra le scritte sui muri. Nel corso di un’intervista, il 22 settembre 1959, il giornalista Mike Wallace disse a Serling: “Sarà cosi impegnato con Ai confini della realtà, nel prossimo futuro, che abbandonerà ogni incarico televisivo importante, non è cosi?”rod serling 003-the-twilight-zone-theredlist

A quei tempi, le critiche più aspre nascevano dalla considerazione che Ai confini della realtà fosse, non solo un passo indietro, ma anche una scelta del tutto inaspettata. In realtà, allo sguardo di ogni osservatore attento la decisione di Rod Serling non può apparire improvvisa: si trattava infatti di un logico e coerente approdo della sua carriera.

Per fortuna di Serling il suo tempismo non poteva essere migliore. Nel 1951, la televisione era assai più espugnabile di oggi. Se uno show rifiutava un suo script, Rod poteva inviarlo senza alcun cambiamento a un altro. Molti dei suoi primi script erano rozzi e affrettati, alcuni erano ancora “robaccia carina”. Ma va detto che, anche se non erano perfetti, almeno erano imperfetti nella direzione giusta. Tavolta le situazioni erano stereotipate, i personaggi un po’ piatti, ma traspariva sempre la ricerca di una verità emotiva, un tentativo di fare piccoli resoconti sulla condizione umana.

rod serlin twilightzonepinballInutile dire che nel 1953 non era una tematica molto interessante per la tv dell’epoca (e forse neanche oggi, a dire il vero). Da un punto di vista creativo, divenne il suo habitat naturale però altri fattori contribuirono alla decisione di Serling di entrare nella serialità televisiva. Alla fine nel 1957, Serling apri il suo schedario ed estrasse uno script scritto subito dopo l’università. Era The Time Element, una storia di viaggi nel tempo già trasmesso da The Storm a Cincinnati. Rod Serling ampliò lo script e chiese alla sua segretaria di scrivere, sulla prima pagina, queste parole.

AI CONFINI DELLA REALTA’

THE TIME ELEMENT

di Rod Serling.

E lo sottopose alla CBS.

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