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The Fawn: chiacchierata con un disegnatore

Tornano a pieno ritmo le interviste de Il Bosone e con esse le grandi discussioni!
Oggi parliamo, guarda caso, di disegni e fumetti con la nostra amica Alek Lossen!

  • Presentati, chi è Alek Lossen (The Fawn)?

The Fawn
The Fawn in carne e colori, signori e signore!

Salve, Alek Lossen (pseudonimo) sono io, ma il mio nome con cui “gira la mia arte” è The Fawn Flying, cioè “Il Cerbiatto Volante”, che sarebbe il mio alter-ego furry, una specie di “ambiguo” (non è ne’ maschio ne’ femmina) cerbiatto munito di ali di pipistrello, che veste sempre di nero, si trasforma in qualche oggetto, ama la musica “strana” e a volte va in missioni fuori dall’ordinario, rischiando la morte e viaggiando in vari pianeti, lamentandosi poi con il Dio Cornuto, suo mentore. Il mio anno di nascita è il 1994, e sono in orgoglio per questo.

  • Come nasce la tua passione per i fumetti e per il disegno in generale?

Da quando ho messo piede nel mondo, scoprendo tutte le riviste cartacee che avevo intorno a me. Per quanto riguarda il disegno invece fu per il mio hobby all’epoca, adoravo ritrarre tutto ciò che vedevo, e la gente che mi “gestiva” diceva che forse il mio talento era nel disegno e che avrei potuto fare la pittrice. Se non mi avessero indicato la via del disegno avrei comunque continuato qualcosa che avesse a che fare con i fumetti.

  • Meglio disegno cartaceo o digitale? Qualunque sia la risposta, perché?

Il cartaceo perché è immediato, più naturale. Ma non saprei dire in finale quale sia meglio, perché sia in digitale che tradizionale non sempre i disegni mi soddisfano, sono in un periodo che va ad alti e bassi.

  • Vedendo i tuoi lavori, ho notato che molti disegni raffigurano le immagini di animali antropomorfizzati. Esiste un motivo per questo?

Si. Perché amo gli animali, amavo le serie con animali antropomorfi (furry), ed anche perché amo le simbologie/allegorie/metafore tipiche delle favole. Inoltre disegnare animali antropomorfi mi dà più libertà nel fare le espressioni e nella dinamicità; a disegnare le persone umane ho invece più limiti.

  • Da dove proviene il tuo stile? Sei completamente auto-didatta?

Non saprei dire. Io ho sempre disegnato cosa volevo e cosa mi piaceva. I corsi ne facevo solo per aggiungere quel qualcosa in più. Non credo nemmeno di avere uno stile definibile, io amo fare cose che vanno fuori dai canoni prefissati, stili originali, insomma. Per questo amo più le serie underground.

  • Cosa deve fare, secondo te, un disegnatore per affermarsi all’interno di questo settore professionale?

Spaziare molto, credere soprattutto di saper disegnare qualsiasi cosa in grado di emozionare qualcuno. Deve credere di saper esprimere sé stesso, saper mettersi in gioco, non sempre è facile per l’evidente concorrenza, ma deve capire che si tratta pur sempre di arte, e l’arte è soggettiva e libera.

  • L’avvento di Internet, secondo te, ha portato benefici o svantaggi al fumetto?

Entrambe le cose. Porta svantaggio se porta fama solo a cose già viste e fa “buio” ad opere underground, o se ancora peggio, tratta le opere come se fossero “oro”. E’ una cosa che detesto molto in quell’ambito. Divulgare certe serie come se fossero una cosa sensazionale nelle pubblicità dedicate al fumetto è una cosa che non ho mai sopportato.

  • Conta più la narrazione o il disegno?

Se la storia prende, un disegno interessante che comunica le stesse sensazioni può andare bene. Una storia con disegni poco belli ma che sa interpretare va bene lo stesso. Un disegno bello ma storia sciatta, invece no, a meno che non si tratti di storie semplici ed ad illustrazioni. In entrambi i casi credo che non ci sia una cosa giusta, ognuno interpreta come vuole, c’è a chi piace e a chi no. Guardate per esempio “Maus” di Art Spiegeleman, i disegni sono semplici e grezzi, eppure la storia commuove. Idem per quelle storie con disegni stra-precisi e manifici, ma con storie che non fanno “sentire” niente. Le cose possono contrastare.

  • Qual è il segreto di una storia vincente per un fumetto!

Secondo me, come detto prima, non ce n’è nessuno. Esempio. Nei libri e nei giornali, escono un sacco di storie. Come puoi dire quindi se una è avvincente prima di altre? Da quella che leggi e che ti colpisce per un particolare, giusto? Ma questo non significa che sia quella avvincente. Possono essercene mille altre come quella che hai appena letto, ma che magari per altri sono meglio quelle che la prima letta. Ribadisco che forse, dovresti solo aprire la mente, buttare ogni immagine, frase e musica che hai dentro e fuori, perché la stessa fantasia stupisce, lo stesso cervello aiuta. E questo già può stupire e meravigliare tanta gente.

  • Parlaci dei tuoi progetti futuri

Ora come ora son in un periodo di relax, creo solo illustrazioni di gattine antropomorfe sensuali e sempre felinizzate, le versioni di alcuni gruppi musicali nu/rap/industrial/horror/metal che amo, per solo divertimento, poiché amo disegnare i movimenti a scatti e le espressioni grottesche. Ma come progetti ne ho, solo che aspetto il “momento buono” per metterle in atto, l’ispirazione musicale e esistenziale giusta per metterle su carta. Un progetto che ho già nominato l’anno scorso, tratta di una storia creata alla scuole superiori, ispirata da due gruppi musicali che ascoltavo al periodo, rinata da una canzone degli OOMPH!, trattante di un gruppo di naviganti spaziali violenti, sadici e malati, che rapiranno un abitante demone incubo androgino che farà di tutto per salvarsi dai perversi rapitori, ognuno rappresentante di una certa perversione sessuale e malattia mentale. Un altro progetto tratta di leggere strisce riguardanti il mio alter-ego Cerby, di genere cinico/ironico su vari aspetti del mondo (alcune avranno anche come secondo personaggio principale la cupa mietritrice). Un altro ancora tratterà di una nuova storia (ancora da finire di scrivere) su quattro miei personaggi di una mia vecchia serie con protagoniste appunto queste quattro furette bambine vestite “strane” ed appassionate di film horror, che in questa avventura, dovranno riprendersi un loro tavolo durante una notte di pioggia, volato via per uno strano incantesimo, non facendosi scoprire dalla loro “tutrice” e battendosi (soprattutto la protagonista Alexia) contro la misteriosa e cupa abitante fantasma della casa abbandonata,di cui tanto parlavano e volere scoprire l’origine di tanto silenzio su essa, da parte degli altri abitanti della stessa città in cui vivono. Un altro progetto ancora son due storie sempre di Angus: una tratterà del primo incontro tra la ninfa Idra ed il suo futuro marito Alberus, un’altra racconterà del primo compleanno dei loro tre figlioletti, festeggiato quest’anno. Ma i progetti in mente non sono finiti, tra cui una mini storia di una gatta morbosamente innamorata di un gatto un po’ in carne, che farà amicizia con una gatta strega, e che impazzirà di gelosia, facendo un massacro, stressata dai molti dolori riguardo la sua persona, per poi suicidarsi come ennesima vittima dei pregiudizi della gente; una storia ispirata da una canzone dei Sonata Arctica narrerà “musicalmente” di un re passivamente soggiogato da una regina che vorrà combattere contro lo stesso gruppo finito lì per caso (I Sonata) per liberare il re dal “freddo” e respingere la malefica donna che li aveva imprigionati, nel suo regno, per poi continuare a cantare davanti agli stessi abitanti. Di progetti ne ho questi ed altri, ma vi vorrà del tempo per mostrarli tutti. Comunque sia, presto o tardi farò anche mini vignette con appunto i miei artisti musicali preferiti in versione gattosa, di tipo umoristico.

Dave

Atipico consumatore di cinema commerciale, adora tutto quello che odora di pop-corn appena saltati e provoca ardore emotivo. Ha pianto durante il finale di Endgame e riso per quello di Titanic. Sostiene di non aver bisogno di uno psichiatra, sua madre lo ha fatto controllare.
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