Interviste e Network

Orgoglio calabrese al Lucca Comics: suoneranno i G.O.P.S.

Non siete dei nerd se non sapete cosa sia il Lucca Comics & Games: la fiera di settore più importante d’Europa, che l’anno scorso ha raggiunto quasi 250mila tagliandi. Ecco, ora immaginate di dover salire su un palco davanti a cotanti spettatori per suonare. Ecco, voi potete immaginarlo, ma c’è chi lo farà davvero: quest’anno toccherà ai G.O.P.S. – Game Over Press Start, band cosentina a tema “nerd”. Nella serata del 30 ottobre parteciperanno alla finale del contest musicale per le band della fiera toscana.

Siccome la notizia, specie da queste parti, non è che sia una cosa piccola piccola, abbiamo deciso di fare con loro una chiacchierata. Presso la nostra “redazione” è arrivato Gaspare Vinto, membro fondatore dei G.O.P.S. e gli abbiamo fatto qualche domanda. Ci teniamo a segnalarvi che si è presentato con un cappellino di Super Mario. La cosa cominciava sotto i migliori auspici.

Come sono nati i G.O.P.S. e qual è la vostra formazione attuale?

I G.O.P.S. sono nati per gioco. Io già suonavo prima di formare il gruppo ma per tre anni avevo smesso del tutto. Dopo questo periodo ho parlato con un mio amico che si chiama Davide ed è nata l’idea di mettere su una band, anche se all’inizio non avevamo in mente di fare questo genere. Vedendo in giro cosa ci fosse a Cosenza in ambito musicale abbiamo visto che questo genere non era affatto praticato, ed essendo entrambi amanti delle sigle dei cartoni animati abbiamo deciso di provare questo repertorio. All’inizio eravamo un po’ titubanti, proprio perché in Calabria era una cosa praticamente nuova. Però abbiamo deciso di provarci comunque e abbiamo messo su i G.O.P.S.
Le formazioni sono cambiate nel tempo – infatti il progetto inizialmente era solo strumentale, la “voce” è arrivata nel 2011 – e attualmente siamo: Marta Ledonne (voce), Luigi Greco (cori e chitarra elettrica), Paolo Scorza (chitarra elettrica), Federico Mari (basso elettrico), Francesco Borrelli (batteria) e Gaspare Vinto (cori e sassofono).
Il nome della band ha un significato particolare: “Game Over: Press Start” richiama ovviamente i videogiochi dai quali prendiamo parte del nostro repertorio, ma ha anche un ulteriore messaggio: proprio quando il gioco sembra finito hai sempre la possibilità di andare avanti, basta premere start; ciò vale nel gioco, ma secondo noi è un messaggio valido anche nella vita di tutti i giorni.

La band al completo

Quindi il vostro repertorio è quello delle sigle dei cartoni, delle colonne sonore di videogiochi, serie tv e film. Come le riproponete? Le riarrangiate in modo particolare?

Noi non ci poniamo dei limiti: se pensiamo che una parte metal stia bene in quel brano non ci facciamo problemi ad inserirla, però siamo più per uno stampo rock e ska, a tratti anche jazz. Non ci siamo imposti un genere, anche perché si tratta di un repertorio che ti permette di spaziare notevolmente. Ad esempio, “Occhi di gatto” la puoi fare in toni più ska, ballabile; oppure il tema di “Star Wars” lo provi con tonalità più jazz. Arrangiare pezzi orchestrali richiede di “sintetizzare” tante parti nei pochi strumenti di una band, e lì puoi usare questo apparente limite per sperimentare quella melodia in un genere differente.

Quali sono i brani più “richiesti”, quelli che suonate più spesso?

Dai videogiochi prendiamo Tetris, Super Mario, Puzzle Bubble o Monkey Island; facciamo anche un medley preso da cinema e serie tv che mette insieme Pirati dei Caraibi, L’Ultimo dei Moicani e la sigla del Trono di Spade, oltre, naturalmente alle sigle dei cartoni animati. Cerchiamo di inserire pure i brani più famosi, per far capire meglio ad un pubblico più vasto il nostro genere.

Ecco, il pubblico. In genere come reagisce? Partecipa? Visto che si tratta di un genere molto particolare, soprattutto dalle nostre parti.

Finora abbiamo avuto un riscontro positivo, le persone partecipano attivamente ai concerti e le critiche nel merito sono state costruttive e positive.

Guardando un po’ la vostra storia sul vostro sito, ho notato che vi siete esibiti anche in giornate dedicate all’infanzia, con un pubblico nutrito di bambini. Che differenza avvertite fra una giornata del genere con un pubblico di bambini e una serata “normale” sul palco di un concerto?

Il “problema” è il repertorio: noi in genere facciamo brani di cartoni e videogiochi anni ’80 e ’90, quindi perlopiù quelli della nostra generazione. Alcuni bambini non conoscono questi cartoni, anche se in alcune reti televisive vengono riproposte. Comunque si divertono lo stesso, visto che il genere si presta a momenti leggeri e divertenti.

Vi esibite in cosplay? Avete una “divisa ufficiale”?

Alcune volte ci siamo esibiti in cosplay, ciascuno con un costume diverso: c’era Super Mario, Jam, ecc. Da un anno a questa parte abbiamo adottato una tenuta “nerd”: pantaloni a quadrettoni, bretelle, farfallino e occhiali con lo scotch.

Non c’è il rischio che questo movimento “nerd” – definiamolo così – sia un fattore di moda? Pensiamo al caso di Ritorno al Futuro, di cui in questi giorni si sono ricordati anche gente che non se ne era mai interessata prima. Nello specifico, nella nostra città, Cosenza, credi che il Cosenza Comics possa dare una spinta in più, una ventata d’aria fresca?

Tutte le mode sono passeggere. C’è stato un periodo, per esempio, che a Cosenza tirava parecchio il metal, oggi il fenomeno si è molto ridimensionato. In questo caso può essere diverso: il Cosenza Comics ha creato un’aria diversa, e ha portato allo “scoperto” gente che prima si nascondeva perché coltivava queste passioni. Ecco, qui potrebbe essere la differenza rispetto ad altre mode sorte prima: in questo caso la gente interessata a questa cultura c’era già, forse un po’ nascosta ma già era presente, quindi ci saranno ancora anche quando la moda dovesse passare. C’è sempre il bisogno di rinnovarsi, ma sono fiducioso.

Veniamo ora all’evento più importante: voi suonerete al Lucca Comics! Come siete arrivati fino a quel palco?

Si tratta di un contest, si inviava una demo e poi venivano scelte alcune band. L’ultima data utile per poter inviare il materiale era il 10 settembre. Noi ci avevamo già provato negli anni scorsi, ma la cosa non aveva mai avuto seguito. Questa volta pensavamo di non provarci nemmeno, però arrivati al 10 settembre mi dico “Ma che me ne frega? Mando la demo anche stavolta, tanto che abbiamo da perdere?”. Dopo un paio di settimane ricevo una telefonata, rispondo e sento dall’altra parte un tizio che mi dice “Ciao, io sono Gianluca del Lucca Comics…”. Sono rimasto muto per dieci minuti, non sapevo cosa dire… poi mi ha dato la notizia che eravamo fra le quattro band selezionate per suonare al Lucca Comics. Poi mi ricordo solo che ho gridato di gioia. Per una band del nostro genere musicale è un po’ come andare a suonare a Sanremo o al Primo Maggio.

https://www.youtube.com/watch?v=XUjZQedf5mA

E a chi vince questo contest cosa succede?

Ti cambia la vita… [ride]. Allora, seriamente, è proprio il caso di dire che già arrivare a suonare lì è per noi una vittoria. Poi chi vince farà una sigla per Rai Gulp, una tournée in varie località italiane ed un concerto completo alla successiva edizione del Lucca Comics.

Quindi non ci resta che fargli un grosso In bocca al lupo ma soprattutto, per chi va a Lucca, di andare sotto il palco la sera del 30 ottobre e fargli sentire il nostro sostegno; chi non andrà al Comics può comunque mettere un mi piace alla loro pagina Facebook.

Mario Iaquinta

Nato da sua madre “dritto pe’ dritto” circa un quarto di secolo fa, passa i suoi anni a maledire il comunissimo nome che ha ricevuto in dote. Tuttavia, ringrazia il cielo di non avere Rossi come cognome, altrimenti la sua firma apparirebbe in ogni pubblicità dell’8×1000. Dopo questa epifania impara a leggere e scrivere e con queste attività riempie i suoi giorni, legge cose serie ma scrive fesserie: le sue storie e i suoi articoli sono la migliore dimostrazione di ciò. In tutto questo trova anche il tempo di parlare al microfono di una web-radio per potersi spacciare per persona intelligente senza però far vedere la sua faccia. Il soprannome “Gomez” è il regalo di un amico, nomignolo nato il giorno in cui decise di farsi crescere dei ridicoli baffetti. Ridicoli, certo, ma anche tremendamente sexy, if you know what I mean…
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